Zigulì, se siete stati bambini negli anni '80, è l'indimenticabile caramella tonda gusto frutta e con le vitamine che trovavi in farmacia. La vendono ancora. Dopo la visione di Zigulì, però, è diventata anche altro: perché ci sono storie che vanno testimoniate, e ci sono persone che vanno conosciute, ascoltate.

Prodotto da Meproducodasolo e Rai Cinema, con il sostegno di Lombardia Film Commission e distribuito da Istituto Luce, Zigulì è un commovente documentario che parla di paternità e disabilità, diretto da Francesco Lagi. Classe 1977, diplomato al Centro Sperimentale di Cinematografia, Lagi è uno sceneggiatore e regista - autore di numerosi corti e videoclip e di un lungometraggio (Missione di pace), attualmente al lavoro sulla seconda stagione della serie Netflix Summertime  - ma è soprattutto un drammaturgo sensibile ed un uomo di teatro con una propria compagnia, la romana Teatrodilina.

Proprio con quest'ultima Lagi aveva allestito e portato in tour tra il 2013 e il 2018 un atto unico tratto dal libro Zigulì. La mia vita dolceamara con un figlio disabile, pubblicato da Mondadori nel 2012, in cui l'autore Massimiliano Verga, professore universitario di Milano, raccontava in toni spietati ma teneri la sua esperienza come padre di un bambino nato sano ma diventato gravemente disabile nel giro di pochi mesi.

Eo, come lo chiamano in famiglia, è cieco e autistico, un “alieno per questo mondo”. Il libro raccoglie i pensieri di Verga. Epitaffi, li definisce lui, che con furore scrive: "Così ho raccolto gli odori, i sapori e le immagini della vita con mio figlio Moreno. Odori per lo più sgradevoli, sapori che mi hanno fatto vomitare, immagini che i miei occhi non avrebbero voluto vedere. Ho perfino pensato che fosse lui ad avere il pallino della fortuna in mano, perché lui non può vedere e ha il cervello grande come una Zigulì. Ma anche ai sapori ci si abitua. E agli odori si impara a non farci più caso. Non posso dire che Moreno sia il mio piatto preferito o che il suo profumo sia il migliore di tutti. Perché, come dico sempre, da zero a dieci, continuo a essere incazzato undici. Però mi piacerebbe riuscire a scattare quella fotografia che non mi abbandona mai, quella che ci ritrae quando ci rotoliamo su un prato, mentre ce ne fottiamo del mondo che se ne fotte di noi."

Lagi quella fotografia la scatta e ce la mostra sullo schermo, facendoci entrare per 65 minuti nel mondo di Moreno e Massimiliano. Lagi ce li presenta, ce li fa conoscere: lo fa trovando felicemente una giusta distanza per la macchina da presa e per il nostro sguardo, senza mai farci sentire invadenti spioni. Anche quando mostra Moreno solo, perso nei suoi dondolii; anche quando ci fa vedere Cosimo, il fratello più piccolo, che giocando lo spinge via. Anche quando per raccontare la relazione così inevitabilmente fisica dei due protagonisti li pedina con inquadrature ravvicinate e primi piani, standogli addosso, insistendo sui dettagli dei loro corpi intrecciati. Anche quando riprende i muscoli tesi e gli occhi arrabbiati di Massimiliano, amplificandone domande, riflessioni e disperazione.

Zigulì non è solo un documentario sulla disabilità, o la cronaca della vita con un ragazzo invalido: è un ritratto sincero e potente del profondo legame che esiste tra padre e figlio.