Ai no onimotsu (Burden of Love) conferma il talento di Yuzo Kawashima, "l'anello mancante" tra il cinema classico e la nouvelle vague giapponese, nel gestire una molteplicità di personaggi, sentimenti e caratteri già mostrata in Tonkatsu Taisho (1952). Se Tonkatsu Taisho era un melodramma sociale sulla forbice economica e sociale del Giappone nel secondo dopoguerra, qui ci troviamo di fronte ad una commedia brillante e sommessamente cattiva con cui il regista osserva la questione della sovrappopolazione, particolarmente calda negli anni Cinquanta.

Il malcapitato protagonista è il ministro della salute giapponese, convinto sostenitore e responsabile della politica di controllo delle nascite. In piena campagna elettorale, però, il suo cavallo di battaglia viene messo in discussione da una serie di gravidanze simultanee che allietano, nonostante gli obblighi e le convenienze politiche, la sua numerosa famiglia, compresa quella sorprendente della moglie.

Così come nel melodramma collettivo Tomkatsu Taisho, il regista osserva con le lenti del genere cinematografico una questione urgente della società giapponese del tempo, acutamente introdotta nel prologo dalle ironiche sovrapposizioni e dissolvenze di matrimoni, spos* e figl* e dall'altrettanto sardonico dibattito parlamentare sulla necessità di limitare le nascite. Il film poi si affida ad un abbastanza classico fuoco di fila di dialoghi ficcanti, equivoci, piccoli intrighi e risoluzioni, in una forma di commedia protesa - secondo un canone occidentale usato per rendere l'idea - più verso il versante della "sophisticated" che verso quello della "screwball". In questo caso non è in scena un conflitto tra sessi o di coppia. C'è in qualche modo il conflitto tra apparenza e sostanza, tra teoria e pratica, tra opportunità e realtà, con l'uomo politico in contrasto con l'uomo privato. Da questa contrapposizione nascono gli equivoci, i dialoghi ficcanti e l'ironia che talvolta sconfina nella satira, regolati da Kawashima soprattutto attraverso la parola.

Ai no onimotsu è infatti un film molto parlato; la parola, per così dire, regola anche il traffico tra i vari personaggi della numerosa famiglia, ognuno alle prese con una gravidanza e ognuno in qualche modo più severo e coerente con la politica del capofamiglia nei confronti degli altri che verso se stesso. Emerge quindi in questi primi film selezionati dalla retrospettiva dedicata al regista giapponese dal Cinema Ritrovato la capacità di Kawashima di realizzare film in qualche modo corali, dove anche i personaggi secondari sono tratteggiati con precisione e rappresentano aspetti di uno spaccato sociale più vasto