Nell’Italia degli anni Sessanta, com’è noto, ci fu un’esplosione di film a episodi. Joel e Ethan Coen, cinefili di prima linea li conoscono bene e in The Ballad Of Buster Scruggs ripropongono quel modello. Ovviamente lo fanno alla loro maniera sempre avvincente. Il loro lume umoristico non si spegne mai, ma anzi si rinnova di film in film. The Ballad Of Buster Scruggs si apre con un tratto riscontrabile in molti dei vecchi film Disney: un libro di fiabe, ma questo non è un semplice libro di racconti incantati. Infatti raccoglie sei storie ambientate nel vecchio West. Riportando in auge alcuni dei principali criteri del film western americano, rimaneggiati con cura dai fratelli Coen.

Alcuni episodi tragici come quello che ha per protagonista il freak-attore, ritraggono alcuni personaggi caratterizzati da una spietatezza quasi insopportabile. Altri episodi sono invece esempio di un meraviglioso humor nero: come quello che ha per protagonista il fuori legge sfortunato (interpretato da James Franco). Una volta aperto il libro, il primo episodio narrato ha per protagonista un cowboy canterino di nome Buster Scruggs: un personaggio assolutamente indimenticabile perché un mix esplosivo tra Speedy Gonzales, John Wayne e Norville Barnes (il protagonista di Mister Hula Hoop). Scruggs, seduto sul suo ronzino, vaga per il west senza meta. In effetti la sua caratteristica principale - oltre ad essere il più rapido di tutti nell’arte di estrarre la pistola e mirare - è cacciarsi nei guai.

I fratelli Coen, oltre a tornare alle loro origini, come detto hanno ripristinato alcuni dei vecchi criteri del genere western e questo è ben evidente nell’episodio che vede per protagonista una ragazza a cui è appena morto il fratello, l’unico partente che le rimaneva, ma ha la fortuna di incontrare un uomo col quale si fidanza. Un episodio che ricorda a tratti il film che storicamente porta la data dell’effettivo tramonto del western americano, ovvero La conquista del West di John Ford, Henry Hathaway, George Marshall e Richard Thorpe. L’indiano torna ad essere lo spietato nemico che attacca in gruppo e cerca di prendere lo scalpo dei bianchi, il campo lungo prevale e tornano le carovane, le impiccagioni e le diligenze stipate di gente dalla lingua lunga e di cacciatori di taglie.

Lo humor nero - a cui i fratelli Coen sembrano fare riferimento sia a livello di narrazione, che da un punto di vista per così dire tecnico - è quello de I mostri di Dino Risi e di La ballata di Cable Hogue di Sam Peckinpah. Dipingendo così un colto quadro cubista - ironico ed autoironico - di generi dissolti e riproposti, e di alcuni tra i film più importanti della storia di cinema, per la gioia dei cinefili più accaniti e non solo.