Dopo l’ottimo esordio al lungometraggio con I miserabili, Ladj Ly torna a raccontare le banlieue con Gli indesiderabili. L’accanimento di un impietoso sindaco verso i quartieri più disagiati, le speranze di rinnovamento di una giovane attivista e un equivoco progetto di riqualificazione urbana sono gli elementi portanti di una trama semplice e densa.
Non ci sono divagazioni, colpi di scena né prospettive positive, la narrazione procede battendo lo stesso chiodo ancora e ancora, sempre più forte. Il sindaco decide che gli abitanti di Montvillers e le loro case devono sparire e lo squilibrio di forze è troppo soverchiante perché sia lecito sperare che non succeda.
Gli indesiderabili è un’opera claustrofobica, che ricorre a piani molto stretti per esasperare l’impotenza dei personaggi, vessati da interventi della polizia sempre più intrusivi e violenti. Quando si tratta di cinema politicamente impegnato, la Francia dovrebbe venire universalmente presa d’esempio per la capacità di narrare la rabbia sociale con crudezza.
Anche in questo caso gli autori non si preoccupano di essere accomodanti, di mostrare anche il lato buono delle istituzioni, di approfondire la complessità della vita politica, di fornire un modello propositivo. Il focus è sempre sulla sofferenza, sul farla apparire più ingiustificata possibile e contagiare lo spettatore con quella carica rabbiosa.
Poco importa allora se la rappresentazione della giunta comunale è esasperata, così come l’estremo e fin troppo repentino autoritarismo del sindaco, a cui confronto il corruttibile vice passa quasi per un personaggio positivo. I pro e i contro della loro operazione non trovano spazio, conta solo come reagiranno gli abitanti di Montvillers: seguendo l’esempio virtuoso di una giovane attivista che candidandosi a sindaca intende riformare i centri del potere, o quello del suo compagno, accecato unicamente dal desiderio di vendetta.
Sono diversi i momenti in cui si sfiora il punto di non ritorno, in cui la violenza sembra inevitabile, e Ly è abile nello spingere lo spettatore a desiderarla. Gli indesideratbili non è un’opera edificante né tantomeno speranzosa, e proprio per questo non si dimentica facilmente.