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“Gli indesiderabili” della Francia arrabbiata

Gli indesiderabili è un’opera claustrofobica, che ricorre a piani molto stretti per esasperare l’impotenza dei personaggi, vessati da interventi della polizia sempre più intrusivi e violenti. Quando si tratta di cinema politicamente impegnato, la Francia dovrebbe venire universalmente presa d’esempio per la capacità di narrare la rabbia sociale con crudezza. Anche in questo caso gli autori non si preoccupano di essere accomodanti, di fornire un modello propositivo. Il focus è sempre sulla sofferenza,

“I Miserabili”, training days nell’Île de France

Ladj Ly, nato in Mali 42 anni fa, esordisce nel lungometraggio di finzione con I Miserabili, estensione paterna dell’omonimo corto da lui diretto nel 2017, aggiudicandosi il Premio della Giuria a Cannes 2019. Sceglie musiche ipnotiche che ricordano le partiture di Cliff Martinez per Soderbergh, un montaggio veloce che concede rare soste di quiete e una macchina da presa enfatica e volitiva. Guarda a Victor Hugo per il suo Issa-Gavroche e a Spike Lee per sé, per stile filmico e dignità nera (impossibile non pensare agli abusi dei poliziotti bianchi sulle giovani di colore di BlackKklansman quando Chris, reattivo collega di Stéphane, ferma pretestuosamente tre ragazzine nere alla fermata del bus).