La storia dell’animazione abbraccia nel cinema e nella televisione tantissimi autori. In Italia uno dei più famosi è senz’altro il maestro Osvaldo Cavandoli, creatore della serie La Linea, il simpatico omino protagonista di numerose pubblicità, fumetti, strisce e Caroselli, diventato celebre anche all’estero e doppiato in lingua grammelot con un sentore di accento lombardo (dialetto proprio dell’autore) da Carlo Bonomi.

Omaggiata anche sulla copertina del libro Animazione. Una storia globale (UTET, 2017) dello storico dell’animazione Giannalberto Bendazzi, vero e proprio archivio di film animati dalle origini ai giorni nostri, La Linea è sicuramente stata influenzata da altri film prodotti precedentemente, così come molte pellicole successive hanno preso ispirazione dal buffo personaggio brontolone e scorbutico, che però non farebbe mai del male a una mosca (c’è sempre Cavandoli che lo tiene d’occhio e che, nel caso, lo fa precipitare cancellando la linea che gli permette di vivere). I primi film d’animazione muti sono tantissimi, sono spesso frutto di sperimentazioni di luce su pellicola e molte volte non hanno nemmeno una trama logica, essendo (di)segni che appartengono ad uno stile che si avvicina non di poco all’astrattismo. Pensiamo a Fantasmagorie (1908) di Émile Cohl, un lavoro di nemmeno un minuto creato disegnando su carta delle figure stilizzate poi riprese in negativo per ogni singolo fotogramma. Il breve film animato è considerato ad oggi il primo film d’animazione della storia del cinema. Vediamo poi primi incontri tra live action e disegno, con la figurina animata che si ribella al proprio autore burlandosi di quest’ultimo, ad esempio in Out of the Inkwell: Invisible Ink (Max Fleischer, Alfred Weiss, 1921).  

Inoltrandoci nei meandri del sonoro passiamo a Le Merle (Norman McLaren, 1958), Pe Fir (Constantin Mustețea, 1968), Putnik drugog razreda (Borivoj Dovniković-Bordo, 1973), David (Paul Driessen, 1977) e Peo e i maestri della pittura (episodi) (Fusako Yusaki, 2012); nell’ordine citato si tratta di brevi film in cui si nota l’evoluzione della linea nel disegno, ognuno col proprio stile e tratto. Chi scrive non è esperto di teorie e tecniche dell’animazione, ma si sente di dire che chi disegna e produce film d’animazione in maniera semplice senza l’ausilio eccessivo di 3D e tecnologie digitali (sì, c’è chi lo fa ancora preferendo i metodi artigianali della tradizione) si avvicina di più alla concezione originale di Cavandoli: arrivare al cuore del pubblico, con un tratto essenziale e pulito che fa ridere e innamorare tutti, chi più o meno bambino.