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La commedia umana secondo Peter Sellers

Peter Sellers è l’unico attore a cui Kubrick abbia lasciato la possibilità di improvvisare direttamente sul set. Sellers è libero di travestirsi di continuo, camuffando soprattutto la propria voce, nel ruolo di Clare Quilty in Lolita. In Il dottor Stranamore è riuscito addirittura a interpretare tre diversi personaggi al medesimo tempo: il colonnello goffo Lionel Mandrake, il presidente eccentrico Merkin Muffley e il folle ex nazista dottor Stranamore. Stratificandoli con personalità diverse e proponendo differenti caratteristiche per ognuno di loro, dalle molteplici espressioni facciali ai movimenti del corpo, fino agli eterogenei accenti linguistici. In fondo “anche questo rientra nella commedia umana” come dice l’ispettore Clouseau in Uno sparo nel buio.

“Hollywood Party” per Cinema e Sessantotto

Hollywood Party è puro ritmo, divisibile in più tempi, che si avvia verso un crescendo vorticoso e frenetico per poi chiudersi quietamente. Una scansione temporale, metricamente perfetta, proveniente da una narrazione che procede per gag al cui centro c’è sempre Peter Sellers nei panni dell’indiano Hrundi, rispettoso e impacciato, che non riesce a trovare il suo posto nell’ambiente che lo circonda. Un personaggio che tenta di mescolarsi agli altri, ma che, non riuscendoci perché puro come un bambino, porta all’inevitabile collasso quel mondo: composto da gente fasulla ed irrispettosa, interessata solo al denaro, che Hrundi, per un disguido o per l’altro, smaschera continuamente. Si pensi ai parrucchini degli ospiti maschili alla festa ed alle parrucche indossate dalle donne: tutti mascheramenti che vengono svelati più volte (dal personaggio più “mascherato”).