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“Song About Happiness” e “Accordion”: l’educazione della musica

Durante il periodo del secondo quinquennio, si compie in Unione Sovietica il discusso e problematico passaggio al sonoro, che offre alle tradizionali forme e formule di narrazione cinematografica la possibilità di attingere al repertorio classico e tradizionale fatto di cori, canzoni e melodie e di esplorare allo stesso tempo i vasti territori del paese per scoprirne di nuovi. Musica e tradizione sembrano formare il dittico attraverso cui si sviluppano questi film e si esprimono le estetiche dei registi coinvolti, Donskoj, Legosin e Šavcenko. A completare tale dittico, resta naturalmente imprescindibile l’elemento strettamente ideologico e politico, che sembra prendere concretamente voce e corpo. Infine, nel breve volgere dei mesi e anni di questa seconda utopia, sono precise le richieste e netto l’invito rivolto al cinema a raccontare storie immediatamente familiari alla grande e variegata massa di spettatori, in cui i personaggi oltre alla dedizione per il lavoro possano esprimere gioia e felicità. All’interno di questa semplice e brutale concezione di cinema, sono molte e complesse le declinazioni del modello che prende il nome di Realismo Socialista, che dalla letteratura arriva e invade ogni forma d’arte.