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“Carosello napoletano” e le scatole cinesi di Giannini
Insieme a poche altre pellicole dell’epoca, I Pompieri di Viggiù (1949) Mario Mattoli, Luci del Varietà (1950) Fellini-Lattuada, Viva la rivista (1953) di Enzo Trapani e Gran Varietà (1954) di Domenico Paolella, Carosello Napoletano ha il merito indiscutibile di rappresentare un documento prezioso di un mondo scomparso, quello della rivista e dell’avanspettacolo, che fu una sorta di serbatoio inesauribile per il cinema italiano: fu il varietà ad ospitare gli esordi di alcune delle più grandi stelle del grande schermo a cavallo tra gli anni ‘40 e i ‘50: Totò, Walter Chiari, Vittorio De Sica, Anna Magnani, Aldo Fabrizi, Renato Rascel, Erminio Macario.
“Carosello napoletano” al Cinema Ritrovato 2018
Seconda ed ultima regia cinematografica di Ettore Giannini dopo Gli uomini sono nemici (co-diretto a quattro mani con Henry Calef), Carosello napoletano è l’effervescente commedia musicale riproposta nella sezione del Cinema Ritrovato “Napoli che canta”, in una nuova versione restaurata che omaggia la napoletanità e la magia del musical italiano. Vero e proprio atto d’amore nei confronti della città di Partenope, Carosello napoletano rappresenta un unicum all’interno della cinematografia italiana e, seppur non privo di richiami al tripudio coloristico di Vincente Minnelli e all’euforia coreografica di Stanley Donen, possiede la natura scanzonata e la leggerezza della commedia che scansa qualsiasi tentazione “strapaesana” per ricondurre il racconto entro i confini sfumati dell’opera funambolica, in bilico tra realtà folcloristica e sogno etnografico.