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A proposito di “The Nightingale” di Jennifer Kent

Finché il gioco regge il femminismo di The Nightingale non solo non è accessorio o pretestuoso, ma mette le ali ai piedi dello spettatore, e quel che è incredibile, forse più uomo che donna. Parte in quarta con l’adunata dei soldati inglesi e il sergente che vomita loro addosso un campionario di insulti de-mascolinizzanti (“girl!”, “Miss Molly!”, “cunt!”). L’He-Man, il vero uomo di cui è qui epitome il cattivissimo Sam Claflin, non è mai stato tanto respingente, tanto poco esemplare. Scrittura e cast hanno gioco nell’affiancare a questo modello quello incarnato dal marito della protagonista, introdotto inizialmente nel contesto di un quadro familiare idilliaco che ha ripensando a Babadook sapore di utopia, poi testimone impotente delle angherie subite dalla moglie.