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“In guerra” dal simple man all’eroe tragico

Non c’è un protagonista assoluto in In guerra: è un racconto corale che trascina lo spettatore nel dinamismo delle scene, nelle urla e nei dialoghi serrati degli operai, in strada a protestare, negli uffici dirigenziali a trattare e ritrattare per i propri diritti. Ad accrescere la sensazione di conflitto concorre la sensazionale colonna sonora elettronica di Bertrand Blessing. Lo stile registico, a tratti volutamente amatoriale, e il montaggio caotico contribuiscono a creare un’illusione di realtà, dai tratti documentaristici, degna del primo Ken Loach. In La legge del mercato, la regia è volutamente distaccata, la fotografia asettica; qui, di contro, la cinepresa è parte integrante dell’azione, partecipativa. E non sembra essere una scelta casuale.

“L’apparizione” tra dubbio e predestinazione

Perché un pur acclamato reporter di guerra deve essere reclutato dalla Santa Sede per coordinare il gruppo di esperti (con lui ci sono un focoso teologo, una psicologa perplessa e due preti mediatori) chiamati ad accertare la veridicità delle apparizioni mariane viste da una giovane novizia? I motivi della proposta sono dichiarati: lo sguardo laico, il distacco critico, la capacità di calarsi in un territorio lontano dalle certezze della casa, l’inseguimento della verità sono qualità insite ad un cronista abituato a stare al fronte. Lo stesso casting di Vincent Lindon indica una precisa scelta di campo: l’approccio straniato e straniante del personaggio (perché proprio io? cosa c’entro io con questa storia?) è ben assistito dal volto segnato e sgualcito di questo attore inquieto e navigato