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“La douleur” e il limbo dell’assenza

“D’ora in poi scriverò tutto. Saprai tutto quando tornerai”. In un flusso di coscienza dettato dalla voce fuori campo nel corso di tutto il film, Marguerite riporta la sua intima sofferenza sulla carta, metodo curativo per lenire la disperazione. Perché è bene sapere come il dolore della donna sia estremamente vero: i diari che scrive di getto furono realmente redatti da Marguerite Duras durante il periodo di prigionia del marito. Diari dimenticati e ritrovati dalla stessa autrice, poi raccolti in un unico libro dal titolo, appunto, La douleur (1985). Non sorprende, quindi, che Emmanuel Finkiel (già regista di Voyages, vincitore del César per la migliore opera prima nel 2000) abbia scelto di trasporre l’opera della Duras dividendola in due blocchi, quasi a voler distinguere due tipologie di dolore.