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“Normal” e il campo di battaglia degli immaginari
La Tulli fotografa una realtà per certi versi invisibile o anche abbastanza lontana da chi vive, ad esempio, contesti in cui l’informazione e gli studi sul genere risultano ormai standardizzati. Se da un lato si assiste alla nascita di nuovi ed eterogenei immaginari femministi – recente è l’uscita del manifesto xenofemminista del collettivo Laboria Cuboniks, tradotto da Clara Ciccioni, “antinaturalista” perché contesta i limiti biologici, intersezionale e queer – dall’altro l’aria che si respira è stantia, vecchia e significativa, in questo senso, è la sequenza in cui un manipolo di donne prossime al matrimonio ascolta i consigli di una signora che sembra piombare direttamente dall’America degli anni ‘50/60, sulla necessità di non lasciarsi andare, prendersi cura del marito, dei bambini, della famiglia.