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“La guerra dei mondi”: l’America guardata a vista

La Guerra dei mondi inscena così i fantasmi di un’epoca in cui si fantasticava, spaventandosi, di contattismo e pericolo comunista: i rossi con la loro scienza soprannaturale sono le mante che sbucano dalla terra e scrutano nell’orizzonte politico e fisico del visibile, penetrando in una Los Angeles in rovina, finis terrae senza storia né volto, rappresentata come un quartiere vuoto che si getta in un futuro sconosciuto. Diversamente dall’archetipo della frontiera che divideva in modo chiaro buoni e cattivi, nel cinema di fantascienza degli anni Cinquanta tutto può essere pericoloso e ogni solida base romanzesca può trasformare l’evasione di genere in riflessione politica sul complottismo; del resto, secondo Friederik Pohl la libertà d’opinione era rimasta solo nelle riviste fantascientifiche, mentre il dispotismo anti-comunista di McCarthy aleggiava ovunque, anche e soprattutto nelle pellicole di science fiction.