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“Frankenstein Junior” tra ironia e cinefilia

 “Alive! It’s alive! It’s alive” (Vivo! È vivo! È vivo!). Rivedere la versione restaurata di Frankenstein Junior di Mel Brooks del 1974 sul grande schermo convince sempre più – caso mai lo si fosse dimenticato – che questo film è sempre vivo, un po’ come il suo immortale protagonista.  Dopo quasi 50 anni dalla sua prima uscita, stupisce non poco vedere come i meccanismi narrativi, le battute, i tempi, le musiche, la fotografia, gli attori, funzionino ancora alla perfezione.

“The Producers” by Mel Brooks at Cinema Ritrovato 2018

What looks exceeding, is meant to be exceeding, theatrical and hysterical. Even Hula, as the best bimbo-girl/Stepford wife secretary fits the role perfectly as the most un-helpful secretary ever seen. All in the name of non-functionality, the result ends up being an outstanding play. Not of “so bad it’s good” kind, it’s just great. So great that later on, the movie was adapted in Broadway in the format of a play into a play, directed by Susan Stroman. In today’s climate, it is hard to make this not political. Satire has two faces, one that deprives the object of its power, one that on the long run puts our guards down and leads do an underestimation of the object, in this case hiding the risk held by terms such as “Nazism” and “nationalism” when history repeats itself.

Cinema Ritrovato 2017: “Frankenstein Junior”

 “Alive! It’s alive! It’s alive” (Vivo! È vivo! È vivo!). Rivedere la versione restaurata di Frankenstein Junior di Mel Brooks del 1974 sul grande schermo convince sempre più – caso mai lo si fosse dimenticato – che questo film è sempre vivo, un po’ come il suo immortale protagonista.  Dopo oltre 40 anni dalla sua prima uscita – e dopo le tante visioni che tramite tv, vhs e dvd hanno attraversato ormai generazioni – stupisce non poco vedere come i meccanismi narrativi, le battute, i tempi, le musiche, la fotografia, gli attori, funzionino ancora alla perfezione.