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27 Maggio 2020, Micol Vignoli
Lo stillicidio emotivo di “Honey Boy”
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Prime Visioni
Ci si potrebbe affannare sulle valenze compensatorie del film per LaBeouf, visto che la sceneggiatura è stata concepita mentre l’attore si trovava in riabilitazione, come parte della sua terapia psicologica, e vista la decisione di interpretare – peraltro ottimamente – il proprio padre. Eppure, nonostante un autobiografismo disarmante, una creazione così ombelicale non ha per fortuna portato all’autocompiacimento: Honey Boy intelligentemente sfugge la tentazione di tracciare un arco narrativo di dannazione o redenzione del protagonista rispetto al proprio passato, e mette in scena il dolore nel minimalismo di una resa dei conti quotidiana e inesausta, sia da bambini che una volta diventati adulti.