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“Miss Dorothy” e la maschera tragica di Dianne Karenne

Quando interpreta Miss Dorothy nel 1920 (per la regia di Giulio Antamoro) Diana Karenne ha perfezionato una tecnica espressiva tale da realizzare una interpretazione magistrale della protagonista, una altera istitutrice anglosassone dalla doppia identità che vigila sulla felicità della figlia abbandonata a causa di un amore clandestino del passato. Un tempo era Thea, una concertista innamorata e ricambiata dal conte Ruggero di Sambro, ma la differenza di classe impedisce ogni possibile lieto fine.

Oltre il divismo: Diana Karenne in “Miss Dorothy”

Diana Karenne è una delle più grandi esponenti del sistema divistico del cinema muto italiano, sebbene abbia saputo ritagliarsi una carriera parallela, “altra” dalla diva dedita al perbenismo e alla mondanità, come donna emancipata e dotata di una particolare intelligenza, colta, con uno spiccato interesse verso la pittura, la musica e la letteratura. I primi anni Venti sono gli ultimi che trascorre in Italia dopo una ricca e fruttuosa filmografia di cui spesso è anche regista e sceneggiatrice. Ad oggi risulta impossibile dare un giudizio critico o comunque costruire una documentazione precisa riguardo suoi lavori da regista, poiché di questi e di molte altre opere di cui fu interprete non vi resta purtroppo alcuna traccia. Dopo Miss Dorothy e qualche altro film con Antamoro, Diana Karenne fugge dalla grave situazione di crisi che ha investito il cinema italiano. Si unisce a dei cineasti russi e si trasferisce in Francia e Germania dove conclude la sua carriera con l’arrivo del sonoro.