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“Il corridoio della paura” fra realtà e alienazione

Il cinema di Samuel Fuller non lesina sulle scene di violenza, fisica o psicologica: nel noir La vendetta del gangster fa uccidere una bambina, nel western La tortura della freccia sottopone il protagonista al supplizio del titolo, nei war movie rappresenta le battaglie in tutto il loro crudo realismo, nel thriller/noir Il bacio nudo mette in scena un pedofilo (un argomento tabù in quegli anni), giusto per fare alcuni esempi. Così, ne Il corridoio della paura c’è una violenza che talvolta si manifesta palesemente – per esempio nei cruenti scontri fra i pazienti o con gli infermieri, nell’aggressione di Barrett per mano di un gruppo di donne ninfomani, o ancora nella lotta finale del protagonista con l’assassino – mentre altre volte rimane sottesa ma sempre vibrante, una violenza psichica pronta a esplodere in ogni scena.