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“La famiglia Passaguai” di Aldo Fabrizi, tra leggiadria e slapstick
Fabrizi in veste di regista, attore, sceneggiatore, inventore di gag sulla scia del recente Domenica d’Agosto di Emmer (1950) porta avanti quasi una forma di “ trasferimento dell’esperienza neorealistica nella commedia di costume”, qui siamo anche oltre al costume, siamo alla commedia balneare, dove le battute definiscono un melone rosso “come Di Vittorio” e la bruttezza di Pecorino/Carlo Dalle Piane, poteva essere esibita per riderci su, senza sconfinare nel body shaming (“C’è qualcuno che può credere che questo sia mio figlio?…si sarà trattato più di una voglia, voglia di giardino zoologico”), o si può canzonare i protagonisti per il loro peso non proprio forma (“Lo iodio fa pure dimagrire…. sa quanti anni sono che non vado a mare? Eh 20 anni almeno e si vede!”).