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“Vita da cani” e il fascino nostalgico dell’avanspettacolo

La storia produttiva di Vita da cani si intreccia in maniera indelebile con quella di un altro film sul mondo dell’avanspettacolo, il primo in cui Fellini vide il suo credito come regista insieme al maestro Alberto Lattuada, ossia Luci del varietà. All’epoca gli spettatori non apprezzarono troppo l’uscita così ravvicinata di due film tanto simili nella trama che seguivano pressappoco lo stesso canovaccio: le avventure nella provincia italiana del capocomico di una scalcinata compagnia di varietà, furtivamente illuminate dalla “polvere di stelle” del successo, prima inseguito come sogno irraggiungibile e poi subito riconsiderato come moneta con un prezzo troppo alto da pagare in termini di moralità. Eppure oggi siamo grati al cinema per aver avuto la lungimiranza di immortalare l’essenza di un mondo che è ormai scomparso, e che se allora era considerato come squallido e da dimenticare, oggi noi vediamo come romantico e ormai perduto.