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Il cinema duro dell’Italia in nero. “Il legionario” di Hleb Papou

I modelli a cui Papou si ispira sono presumibilmente ACAB di Stefano Sollima e lo scioccante Diaz di Daniele Vicari, ma Il legionario ha qualcosa anche de I miserabili di Ladj Ly, in particolare per la rappresentazione delle tensioni razziali. Rispetto ai due suddetti film italiani, l’opera prima del giovane regista può contare su un budget più ridotto (anche se ci sono alle spalle produzioni serie come Fandango e Rai Cinema, dunque non è un indipendente qualsiasi), e in questi casi voler girare sequenze d’azione può comportare il rischio di celebrare le nozze coi fichi secchi: ma Papou evita questa trappola e sa ottimizzare perfettamente i mezzi che ha disposizione attraverso particolari accorgimenti registici.