Giacomo Placucci
“La maman et la putain” tra la fine della rivoluzione e l’odissea linguistica
La tensione fra il detto e il mostrato non si allenta mai in La maman et la putain. Le parole vaghe dei protagonisti narrano una storia di intellettualismi e tentativi di riflessione, di una Francia post ‘68 dove l’impeto rivoluzionario ha ceduto il passo all’indolenza. I volti, la giustapposizione dei corpi e i controcampi nelle scene di dialogo ne raccontano un’altra: quella di un’incapacità totale di percepire se stessi e quindi gli altri, di una necessità infantile di nascondersi nel vuoto della quotidianità.
“Avatar – La via dell’acqua” speciale parte II – Le nuove frontiere dell’umanesimo tecnologico
Il viaggio nel mondo acquatico procede di pari passo con l’approfondimento dei personaggi: la costituzione elementale dell’ambiente sottolinea visivamente il loro spessore, che riverbera in una natura subacquea di impressionante portata emozionale. Lo dimostrano le splendide sequenze sul rapporto con le balene Tulkun, creature umanizzate che rispecchiano la conflittualità dei protagonisti terrestri. La costruzione dell’universo narrativo e visivo di questo secondo film riflette dunque l’urgenza di un’opera volutamente più intima: ne La via dell’acqua non è in ballo il destino di un pianeta, ma quello di una famiglia.