Mariantonietta Losanno
“Dalíland” e la distanza tra l’essere artisti e amare l’arte
Mary Harron sembra partire da un presupposto che, dal principio, le serve per assicurarsi una piena riuscita del suo ritratto. Raccontare in una pagina personaggi così complessi è impensabile. Anzi, surreale. E lei, da professionista in biografie ne ha piena consapevolezza. Dalíland è, piuttosto, una riflessione sull’arte inserita in un contesto di atmosfere festaiole, dettami dell’industria culturale che gravano sulla creatività degli artisti, manie, ossessioni e ipocondrie di un genio capace di definirsi e perdere i contorni di se stesso con la stessa naturalezza.
“L’amore secondo Dalva” nel buio dell’abuso
L’amore secondo Dalva analizza il rapporto tra soggetto e oggetto, denunciando (senza compromessi) le condizioni abusanti in cui versano tanti minori. È una storia buia – come erano bui i tempi che ha descritto con violenza Bertolt Brecht – quella che la regista (anche sceneggiatrice per il suo primo lungometraggio) mette in scena e da cui lo spettatore vorrebbe difendersi, scappando proprio come Dalva.