Mariantonietta Losanno
“Monte Verità” e l’esperienza del mondo
Nei ripetuti confronti con il suo psicoanalista Otto Gross (che ricordano quelli raccontati da Cronenberg in A Dangerous Method), fermo oppositore delle teorie di Freud, riesce ad ascoltarsi e ad avere un’idea chiara del proprio cammino. Stefan Jäger si serve di un personaggio di finzione (una donna con la passione per la fotografia, a Monte Verità, non è mai esistita) per la costruzione della sua narrazione; indaga, così, la condizione femminile del passato ricollegandosi ad oggi.
“Rodeo” e la famelica arroganza
Lola Quiveron dimostra l’intento di indagare il rapporto tra una donna e un gruppo di uomini che viene ostacolata, derisa e poi temuta. Julia rappresenta una presenza “pericolosa”, perché è imprevedibile, sfacciata, indomabile; proprio per questo va placata, spenta. La sua ribellione non regge il colpo, complice (forse) anche la sua incapacità di ammettere che non tutto può essere gestito e raggirato con i suoi metodi, ma ci sono anche degli imprevisti, delle reazioni inaspettate da parte di quegli “altri” che per Julia non contano, ma di cui si serve per arrivare dove vuole e nel minor tempo possibile.