Martina Rizzo
“I topi grigi”: un miracoloso viaggio nel passato
Nel giugno di cento anni fa I topi grigi di Emilio Ghione invasero il labirintico e sotterraneo Cinema Modernissimo di Bologna: oggi, come quel giugno del 1919, ritornano sullo schermo riportati all’antico splendore dal restauro, facendo ancora una volta del Modernissimo la loro “tana” prediletta. Gli otto episodi, distribuiti in varie proiezioni giornaliere che coprono l’intera durata del Cinema Ritrovato, fanno il verso al binge watching contemporaneo, che da solitario diventa comunitario e condiviso e che, per questo, porta con sé una più imponente carica emotiva: ridere all’unisono, tenere il fiato sospeso. L’esperienza è democratica, tutti sono coinvolti allo stesso modo. La pellicola, nonostante i – circa – 1200 metri mancanti, rivela un fascino antico anche grazie alla chiarezza espressiva che si rende comprensibile a tutti senza l’uso delle parole. E rende noto al pubblico che nel racconto visivo, per capirsi, a volte il parlato è superfluo. La costruzione stilistica delle immagini è inoltre sancita dai chiaroscuri taglienti che restituiscono figure caricaturali e volti infossati: indimenticabile Ghione sullo schermo, emaciato, spigoloso e magnetico. I topi grigi non esisterebbero senza di lui.