Il festival Archivio Aperto di Home Movies, giunto alla 16esima edizione, ha dedicato la sezione Storie sperimentali di quest’anno alla cineasta Barbara Hammer, pioniera del cinema underground, che nel corso di cinquant'anni di carriera, con una produzione vastissima (film e documentari  spesso astratti, privi di struttura narrativa tradizionale) e uno sguardo militante ha forgiato un linguaggio audace, creativo e impegnato, utilizzando una gamma incredibilmente diversificata di tecniche e stili per affermare una sensibilità femminista radicale e queer.

Il cinema sperimentale della regista americana, realizzato prevalentemente in formato ridotto, costituisce un laboratorio artistico e politico, sin dai primi lavori realizzati con la Super-8, che si sostanzia in una sorta di processo creativo e contemporaneamente in un lavoro di costruzione identitaria. Nata ad Hollywood nel 1939, il suo lascito è una  feconda testimonianza culturale di film sperimentali, arte visiva, scrittura, performance, conversazioni e interventi che documentano altre identità e desideri possibili: le sue opere hanno in comune un impegno costante nel rendere visibili e fornire cittadinanza a soggettività rese invisibili all'interno delle cornici patriarcali ed eterosessuali dominanti.

Nel cortometraggio Haircut (1978) il sorriso del primo piano di Barbara Hammer irradia dalla pellicola in 16 mm, mentre viene ripresa nel semplice gesto di un taglio di capelli che appare un atto liberatorio da estetiche dominanti e subite. Profondamente impegnata a ispirare e mobilitare il cambiamento culturale e sociale, Hammer spesso utilizza un’estetica che mira ad attivare il pubblico coinvolgendolo attraverso sensazioni tattilo-visive,  come in Multiple orgasms (1978), dove la liberazione del desiderio femminile viene resa attraverso una tecnica di  sovrapposizione avanguardistica di immagini naturali e di particolari intimi del corpo umano nell’atto di provare piacere. In altri cortometraggi presenti in rassegna un’ampissima gamma di stili multimediali si prestano strumentalmente per lavorare anche su altri temi, che vanno dalla messa in pericolo degli ecosistemi e dello stesso genere umano in Endangered (1988), o sulla complessità e la precarietà del corpo umano visto attraverso i raggi x in Sanctus (1990).

History Lesson (2000) è uno piacevolissimo e ironico lungometraggio che utilizza alla maniera del detournement classico, il ricorso al found footage di immagini d’archivio, per attuare il ribaltamento di valori dominanti, attraverso la riappropriazione e dunque la produzione di nuove immagini e significati a favore di una minoranza sessuale. Accostando sapientemente un insieme di cortometraggi a sfondo educativo degli anni Cinquanta, alcune scene hard a tema saffico degli anni '20 e '30 (realizzati per un pubblico maschile),un documentario sulla seconda guerra mondiale su una flotta di donne pilota di caccia, film pubblicitari, filmati amatoriali, e persino filmati di cinegiornali di una conferenza di sole donne tenuta da Eleanor Roosevelt, Hammer riesce a creare un'esperienza visiva sorprendentemente deflagrante e divertente.  La colonna sonora ed i sottotitoli reiventano e risignificano le immagini distraendole dal loro contesto moralistico originario, in modo che Eleanor Roosevelt possa addirittura divenire giocosamente la paladina di una nuova identità sessuale.

Hammer reinventa e ricrea la storia e la cultura visiva in un modo ironico e irriverente mentre mappa una nuova coscienza femminile attraverso la nostra esperienza visiva collettiva.