Archivio
Politica, solidarietà e internazionalismo ad Archivio Aperto 2023
La sedicesima edizione di Archivio Aperto è stata caratterizzata da una forte impronta politica dal respiro internazionale. I tanti splendidi film in concorso, in un modo o nell’altro, sembrano raccogliere una necessità sempre più impellente di politica. Allo stesso tempo “The future is memory”, slogan di questa edizione del festival, lega tale bisogno al ricordo, al recupero della storia per comprendere meglio il presente e lottare per un futuro migliore.
Barbara Hammer pioniera underground
Il cinema sperimentale della regista americana, realizzato prevalentemente in formato ridotto, costituisce un laboratorio artistico e politico, sin dai primi lavori realizzati con la Super-8, che si sostanzia in una sorta di processo creativo e contemporaneamente in un lavoro di costruzione identitaria. Nata ad Hollywood nel 1939, il suo lascito è una feconda testimonianza culturale di film sperimentali, arte visiva, scrittura, performance, conversazioni e interventi che documentano altre identità e desideri possibili
Jamaica Kincaid ad Archivio Aperto 2023
La scrittrice americana nata ad Antigua ha dialogato con Francesca Maffioli e Nadia Terranova proprio partendo la titolo della rassegna di quest’anno, “The Future is Memory”, la cui sovrapposizione e concentrazione temporale costituisce anche un tema portante dell’opera di Kincaid. Nel suo ultimo romanzo Vedi adesso allora, la scrittrice lo afferma esplicitamente: “allora e adesso, tempo e spazio che si fondono, diventano una cosa sola, tutto nella mente della signora Sweet”.
Fantasmi del colonialismo e questione mediorientale ad Archivio Aperto 2023
“The future is memory” è il titolo dell’ultima edizione di Archivio Aperto di Home Movies, dedicato alla riscoperta e riutilizzo di immagini private, sperimentali e amatoriali, spesso dimenticate in “soffitte, cantine, armadi e bauli chiusi e mai più aperti”, come scrive Giulia Simi nell’introduzione al catalogo della rassegna, e che improvvisamente ritornano per dare senso al nostro presente. Un recupero che è necessariamente selettivo, come ogni atto di memoria che implica in sé anche un dimenticare.
“Kim’s Video” e l’archivio rocambolesco
Girando interamente dal vivo, quasi improvvisando, il regista americano partorisce quello che, se non fosse documentato, sembrerebbe un film di finzione. Ci troviamo di fronte ad una carrellata tragicomica di incontri incredibili, tra personaggi surreali e politici “poco collaborativi”. Il film si trasforma progressivamente in un’indagine rocambolesca e apparentemente senza via d’uscita, in cui appare anche evidente l’impronta marcescente della mafia.