Rancho Notorious è una delle incursioni di Fritz Lang nel genere western, precisamente il terzo, ultimo e migliore. Questa copia proveniente da Cinevolution Studio per concessione di Warner Bros. e Park Circus permette agli spettatori del Cinema Ritrovato di apprezzare appieno le caratteristiche di un film caratterizzato da una grande fotografia ad opera di Hal Mohr, che sarebbe difficile ammirare altrimenti, “poiché fu distribuito dalla RKO e per anni non fu efficacemente protetto dal diritto d’autore, cosicché la maggior parte delle edizioni in videocassetta o Dvd erano caratterizzate da un colore estremamente sbiadito e al contempo troppo scuro.”

Un film sul tema della vendetta che vede al centro della vicenda Vern Haskell (Arthur Kennedy), cow boy sulle tracce dei banditi che hanno ucciso la promessa sposa durante una rapina. Le tracce dell’uomo si limitano a un luogo, Chuck-A-Luck (il mulino d’oro nella versione italiana), e a un nome, Altar Keane, che si scopriranno essere un locale dove una banda di criminali si copre dietro a un’affascinante cantante interpretata da una splendida Marlene Dietrich in stato di grazia all’età di 51 anni. La fotografia di Mohr e il Technicolor non fanno altro che esaltare la grande prova attoriale di Marlene: gli abiti colorati, la chioma biondissima e il rossetto marcato, sembrano essere le armi di questa femme fatale all’apparenza decisa, sicura e senza timore alcuno, che in realtà si piega facilmente alle pene d’amore nel momento in cui incontra un uomo diverso dai criminali che solitamente tiene a bada. Vern la corteggia, ma in realtà la sta raggirando per venire a conoscenza della verità. Il suo cuore già spezzato potrà così essere sacrificato per salvare la vita di Frenchy Fairmont (Mel Ferrer), bandito che anni prima la tolse dai guai e che lei tradì, ingannata da Vern.

Lang gira l’intero film in studio, con una scenografia che spesso risulta artificiale, ma è capace di comporre un western di grande valore artistico, dove il confine tra il bene e il male è spesso reso incerto dalla sete di vendetta del protagonista, accecato dal dolore per la perdita della fidanzata, ma anche stuzzicato dalla sensazione di onnipotenza che il contesto in cui si è addentrato gli conferisce.

Di grande efficacia e gusto la scelta di commentare la vicenda con una ballata, The Legend of Chuck-A-Luck che, secondo le intenzioni di Lang, sarebbe dovuto essere anche il titolo della pellicola, cambiato in Rancho Notorious dalla produzione. Tale trovata narrativa in aggiunta al “magnifico e audace utilizzo del Technicolor” influenzarono grandi film di genere come La vera storia di Jess il bandito e Johnny Guitar entrambi diretti da Nicholas Ray.