A partire dal fortunato remake de La Carica dei 101 - Questa Volta la Magia è Vera distribuito nel 1996, la Walt Disney Company ha cominciato a fiutare le potenzialità degli adattamenti live action, fonte di incassi a basso rischio grazie alla riproposizione di storie già assorbite dal pubblico mondiale. Negli ultimi anni, il colosso di Burbank ha cominciato una conversione sistematica del suo catalogo animato in pellicole con attori in carne ed ossa, annunciando una nutrita schiera di titoli destinati ad affollare i botteghini a ritmo marziale. Il tentativo sembra essere quello di replicare la fortunata strategia dei cinecomics Marvel: assemblare un universo di pellicole che spinga il pubblico ad un’assidua presenza in sala, intervallando gli IP del catalogo classico con qualche film dal taglio più adulto, come la Maleficent di cui è imminente un sequel. È all’interno di questa renaissance in live action che si colloca il Dumbo di Tim Burton, regista che aveva già firmato nel 2010 Alice nel Paese delle Meraviglie.

La scelta di Burton appare azzeccata a partire dai temi e l’iconografia della pellicola: un protagonista che fa del suo handicap un punto di forza (Edward Mani di Forbice), la cornice sfavillante del circo (Big Fish) e la stessa figura di Dumbo, che nella sua versione 3D riesce a mescolare tenerezza e uncanniness come i pupazzi di Nightmare Before Christmas. Similmente a quanto visto in Alice nel Paese delle Meraviglie, la storia dell’elefantino viene espansa oltre i limiti del cartone animato del 1941, senza però dimenticare il testo originale che viene a più riprese omaggiato.

Con la sola eccezione dei corvi, esclusi probabilmente per il loro sottotesto razzista, tutti i personaggi e le situazioni dell’originale compaiono nel remake: la cicogna e il topo Timoteo, con tanto di livrea rossa, tornano in veste di animali reali, viene recuperato l’espediente della piuma che permette all’elefantino di spiccare il volo, e anche la famigerata sequenza dei rosa-elefanti torna sotto forma di numero circense, perdendo però molta della sua carica lisergica. Anche le musiche di Churchill e Wallace vengono ri-contestualizzate dalla colonna sonora di Danny Elfman: il tema del treno Casimiro viene soltanto canticchiato, mentre la struggente Bimbo Mio viene fatta eseguire a un duo di fenomeni da baraccone.                       

Nonostante la cura con cui il film è stato confezionato, la risposta del pubblico si mostra finora tiepida: nella sua prima settimana di programmazione negli Stati Uniti, il film è riuscito a totalizzare soltanto 45 milioni di dollari contro un budget di 172, a differenza del piccolo miracolo compiuto dall’originale, capace di ripagare i flop di Pinocchio e Fantasia. Solo il tempo saprà dirci se l’elefantino riuscirà a volare alto sui botteghini o resterà a terra, vittima della serratissima schedule imposta da Disney ai suoi live action.