“The future is memory” è il titolo dell’ultima edizione di Archivio Aperto di Home Movies, dedicato alla riscoperta e riutilizzo di immagini private, sperimentali e amatoriali, spesso dimenticate in “soffitte, cantine, armadi e bauli chiusi e mai più aperti”, come scrive Giulia Simi nell’introduzione al catalogo della rassegna, e che improvvisamente ritornano per dare senso al nostro presente. Un recupero che è necessariamente selettivo, come ogni atto di memoria che implica in sé anche un dimenticare.

Quattro film di questa edizione ritornano al passato della regione mediorientale che proprio in questi giorni è diventata nuovamente teatro di una guerra che si ripete da anni sempre più sanguinosa e sempre più devastante. The Camera of Doctor Morris (2022) di Itamar Alcalay e Meital Zvieli e R21 – Restoring Solidarity (2023) di Mohanad Yaqubi si occupano direttamente, anche se con punti di vista opposti, di Israele e Palestina, mentre Scenes of Extraction (2023) di Sanaz Sohrabi e Mast-Del (2023) di Maryam Tafakory si concentrano su un’altra zona sempre più cruciale per la regione: l’Iran. Tuttavia, è interessante notare che i quattro film possono essere ricombinati anche secondo altri percorsi, proprio come è avvenuto alle immagini che i loro autori hanno rimontato e a cui spesso hanno dato anche un nuovo commento sonoro.

Il percorso più significativo è sicuramente quello che segue l’ombra del colonialismo britannico nella regione. Scenes of Extraction rimonta i filmati dell’archivio della British Petroleum per sovvertire l’idea della missione civilizzatrice e del contributo infrastrutturale delle politiche coloniali britanniche in Iran. Al contrario, Sohrabi mostra la sistematica depredazione del suolo e delle risorse iraniane, nonché il razzismo insito nella rappresentazione della popolazione locale. Alcuni dei venti filmati girati da registi del movimento giapponese di solidarietà con la Palestina tra gli anni 60 e 80 e raccolti in R21 – Restoring Solidarity evidenziano le responsabilità coloniali inglesi nel conflitto israelo-palestinese e, contemporaneamente, denunciano l’imperialismo americano come prosecuzione delle politiche di sottomissione coloniale.

Pur essendo il più vicino dei quattro alla tradizione dei film di famiglia e quindi, potenzialmente, il più lontano da un orizzonte di tipo politico, The Camera of Doctor Morris con la sua cronaca della fondazione della città di Eilat alla fine degli anni 50 documenta la vita di una famiglia che si ostina a mantenere usi e costumi inglesi e vive come in una bolla linguistica e culturale. L’assenza della popolazione locale per la maggior parte del film è significativa, come la relazione, che riproduce benevolmente quella tra colonizzatore e colonizzato, tra Morris e i beduini che il medico si mette a curare nella seconda parte della sua vita.

Un secondo percorso di senso è quello alla ricerca dei fantasmi che possiedono i quattro film. Con le sue immagini sovraesposte di film iraniani successivi alla rivoluzione islamica e di due donne insieme in un letto che parlano di un appuntamento passato, Mast-Del individua il corpo di chi resiste alle norme del regime come una presenza e assenza. Allo stesso tempo, la polizia politica è una presenza che incombe al di fuori dello schermo.

I fantasmi di The Camera of Doctor Morris sono molteplici, famigliari e nazionali: una figlia scomparsa prematuramente il cui vuoto deve essere riempito, un padre e marito assente per lunghi periodi assorbito dal lavoro, la visita nel Sinai nel 1973 con i resti della Guerra del Kippur e i bambini che scalano carcasse di carri armati e bunker diroccati, il rombo di un aereo militare che diventa il suono delle onde del mare di Eilat.

Scenes of Extraction definisce esplicitamente “a ghost story” la vicenda dello sfruttamento petrolifero dell’Iran e, con la sua tecnica di sovrapposizione delle immagini e di progressiva cancellazione della presenza degli operari, confina i corpi locali nell’ombra, rendendoli perturbanti. Forse il fantasma che ci riguarda più da vicino, tuttavia, è proprio quello che emerge dai film raccolti in Restoring Solidarity e dallo stesso titolo: la solidarietà internazionale, capace di movimentarsi in passato, da recuperare e “restaurare” di fronte ai massacri odierni.