Imparare a convivere e adattarsi ai mutamenti. Le specie animali l’hanno sempre fatto. Ora tocca all’umanità. Nel primo e unico lungometraggio diretto dal designer Saul Bass, la formica, considerata piccola e insignificante, sviluppa capacità intellettive simili a quelle umane, sviluppando tecniche di sopravvivenza e prevaricazione che potrebbero portarla al governo dell’intero pianeta. Vedendo Fase IV: distruzione Terra dopo cinquant’anni dalla sua uscita, adottare una chiave di lettura ecologista, date le evidenti problematiche legate al rispetto e allo sfruttamento dell’ambiente, è inevitabile: la natura si ribella all’uomo, lo sovrasta e lo pone in una condizione di subordinazione.
Oltre a veicolare messaggi chiaramente attuali, il film di Bass è anche e soprattutto figlio del suo tempo e del suo autore. Dalla scelta dei costumi alla psichedelia del finale, Fase IV: distruzione Terra è chiaramente un film anni Settanta, che ricade in quell’insieme di pellicole che racconta l’uomo come soggetto che subisce gli eventi; lo spazio filmico, per quanto antropocentrico, racchiude i personaggi come animali in gabbia su cui fare esperimenti e verificare l’impatto delle mutazioni in atto.
Allo stesso modo, il lungometraggio è chiaramente legato alla principale carriera di Bass: quella di designer grafico e titolista per il cinema. Nonostante i titoli di testa o coda non contengano quegli elementi per cui, di fatto, Bass è noto al mondo cinefilo, la conclusione nel film, sia nella sua versione di montaggio ufficiale che in quella alternativa, deriva chiaramente dal talento grafico e dall’impostazione “riassuntiva” del regista: formiche giganti, corpi umani, torri-formicai in cui la stessa umanità si trasferisce, il sole che illumina ogni cosa (anche la mente)…
Fase IV: distruzione Terra si sviluppa dalla collaborazione del regista con lo sceneggiatore Mayo Simon, autore che ha lavorato soprattutto su opere fantascientifiche. Il loro sodalizio artistico era nato qualche anno prima, nel 1968, durante la realizzazione del corto animato Why Man Creates, per il quale Bass vincerà un Oscar al miglior cortometraggio documentario. Anche per il loro primo feature film, le scelte narrative e di messa in scena si avvicinano all’idea del documentario: la cinepresa segue due scienziati chiusi (o, per meglio dire, bloccati) nel loro laboratorio, mentre in sottofondo vengono lette delle pagine di diario e annotazioni scientifiche registrate da uno dei protagonisti. Le riprese degli insetti, poi, che accompagnano lo spettatore nella scoperta di cunicoli segreti e tane sotterranee, sembrano elaborate con la passione di un vero e proprio entomologo.
All’epoca della sua uscita il film non riscosse alcun successo e il fallimento spinse Bass a rinunciare alle proprie velleità registiche. Eppure, negli anni, Fase IV: distruzione Terra si è affermato come un piccolo film di culto, spianando la strada a tutto un filone di film legati alla concezione della natura madre-matrigna e al riaffermarsi della sua forza, la quale annulla totalmente i tentavi fatti dall’uomo per governarla. La Terra, senza l’uomo, può sopravvivere e rifiorire… l’uomo no, deve imparare a cedere e collaborare. È un presupposto ecologista, questo, ma anche e soprattutto il messaggio principale di quest’opera che assume una valenza di attualità e assolutezza.