"Quello che viene proposto è, se si vuole, un ritratto; ma questo ritratto non è psicologico, bensì strutturale: esso presenta una collocazione della parola: la collocazione di qualcuno che parla dentro di sé, amorosamente, di fronte all'altro (l'oggetto amato), il quale invece non parla".

Così il semiologo Roland Barthes scriveva all’inizio del suo saggio Frammenti di un discorso amoroso e, al medesimo modo, Chloé Barreau imbastisce il suo ultimo documentario Frammenti di un percorso amoroso: una riflessione visiva sul concetto di amore, di sessualità, sulla nostalgia e sui ricordi, ma anche del materiale d’archivio. 

Sono gli anni '90 e la Barreau riprende su VHS la sua vita, in particolar modo sentimentale, in maniera quasi morbosa. Un innato bisogno di catalogare, documentare, cogliere gli attimi del suo quotidiano per non dimenticare. Colleziona oggetti, lettere, ricordi e storie d’amore. Nel 2023 ricama un intreccio amoroso attraverso queste memorie e le parole che, oggi, gli stessi amanti utilizzano per parlare di lei. 

In una società dominata ormai totalmente dalle immagini e dal racconto/costruzione che le persone fanno di sé sui social, è sicuramente interessante analizzarne l’uso in quest’opera. La regista è la protagonista del film, ma è quasi un fantasma. Si può scorgere in alcune fotografie o nelle vecchie registrazioni, nei racconti dei suoi (ex) innamorati, ma non ci è dato vedere o sentire chi è la Barreau oggi. Capitolo per capitolo, o meglio, di relazione in relazione e di città in città (Parigi e Roma principalmente), in un equilibrio perfetto tra presente e passato, ciò che si rivela è una serie di interrogativi: sull’amore e l’innamoramento, sul concetto di ricordo, sulla percezione e il sentire degli altri, sulla scoperta della propria sessualità. Il documentario diviene a poco a poco mezzo di autoanalisi sia per il pubblico in sala, che si può identificare in maniera del tutto naturale nei meccanismi e nei labirinti amorosi che si mostrano sul grande schermo, tanto quanto per i protagonisti coinvolti nella storia.

Se ciò che ne esce è un collage emotivo, allo stesso tempo viene da domandarsi se noi stessi non siamo un collage interpersonale. Del resto, citando uno degli amanti, la nostra gestualità, il nostro modo di imparare a muovere il nostro corpo nello spazio non viene forse dall’osservare e dall’amare un’altra persona? Cosa c’è di veramente nostro? Nemmeno i ricordi d’altronde sono di proprietà: ogni volta che qualcuno racconta di sé filtra involontariamente la realtà. Nulla è più oggettivo, diviene tutto soggettivo. E da storia reale si passa a finzione. E proprio partendo da questa contrapposizione tra verità storica e memoria nasce uno degli aspetti più affascinanti del film. 

Frammenti di un percorso amoroso è costituito principalmente da dualismi. Se da un lato si ha per tematica la leggerezza, l’immaterialità e la sfuggevolezza delle storie d’amore (lunghe e brevi che siano), dall’altro si ha l’utilizzo dei filmati, delle lettere, delle fotografie con tutta la loro tattilità e persistenza. Racconti effimeri e parziali che si alternano quindi  alla concretezza di un passato che può essere ancora “vivo”, “fisico” e attuale. 

Troviamo una suddivisione in capitoli, segnalata dai cartelli con i rispettivi nomi dei compagni, ma parallelamente le interviste scavallano nello spazio altrui, andando a confondersi e unirsi, diventando un discorso unico e non scomponibile.  Così il documentario, forma di rappresentazione del reale per eccellenza, diviene contenitore di una storia, quella di Chloé Barreau, raccontata da persone terze (in sua assenza), rivelando il labile confine tra finzione e reale.

Frammenti di un percorso amoroso - presentato quest’anno alle Giornate degli Autori nella sezione Notti Veneziane - è un film intimo e personale, ma vive in lui una universalità di fondo. Bastano pochi attimi per rimanere intrappolati nella storia, riconoscersi nelle dinamiche amorose, nelle passioni giovanili, nelle delusioni d’amore, nella curiosità per il mondo e per gli altri e sui quesiti che ne conseguono. Prodotto da Lynn, divisione di Groenlandia rivolta a progetti con regia femminile, è il ritratto di un percorso amoroso collettivo.