Prodotto da Hideaki Anno, regista del fortunatissimo Neon Genesis Evangelion, e curato da una squadra di veterani tra cui spicca Yōji Enokido, sceneggiatore di FLCL e Sailor Moon, The Dragon Dentist narra la storia di Nonoko, giovane impegnata a salvaguardare l’igiene orale di un drago. La bocca dell’enorme creatura, forza cruciale per gli equilibri di una guerra in corso, è continuamente minacciata da carie bellicose, generate dalle anime dei morti. La routine della ragazza viene sconvolta dall’arrivo di Bell, ufficiale dell’esercito nemico riportato in vita dal drago secondo un disegno imperscrutabile.

Se i nomi che hanno contribuito alla realizzazione del progetto potevano far sperare in un’opera di qualità, purtroppo The Dragon Dentist delude su tutta la linea, a cominciare dall’aspetto tecnico: il contrasto tra le linee sottili delle scenografie realizzate ad acquerello e i contorni spessi delle figure animate risulta spesso poco gradevole, facendo emergere forzatamente i personaggi dall’ambiente in cui dovrebbero essere immersi. L’integrazione timida del modeling 3D e alcune sequenze d’azione ben eseguite non bastano a redimere un lavoro che, a scapito dei nomi coinvolti, sembra figlio di una produzione low budget.

Il character design, esplosivo in molte delle opere a cui Anno ha messo mano, appare qui decisamente poco ispirato, regalando allo spettatore due protagonisti dimenticabili sotto ogni aspetto. Nonoko e Bell sono l’ennesima riproposizione del binomio myazakiano femmina forte/maschio debole centrale in pellicole come Nausicaa della Valle del Vento, privato però di ogni spessore.

Filo conduttore della narrazione è l’incontro/scontro tra civiltà, introdotto dalla guerra che fa da sfondo alla vicenda e sviluppato nel rapporto tra i due protagonisti. Sull’identità delle due parti in conflitto non è concesso allo spettatore alcun dubbio: la caratterizzazione dei personaggi urla a gran voce come i due schieramenti rappresentino Occidente e Oriente, con tanto di capo delle forze armate modellato su Yasui Okamura, generale dell’esercito giapponese durante gli ultimi anni della Seconda Guerra Mondiale.

A separare le due nazioni sembra essere proprio l’idea di spiritualità: i dentisti dei draghi credono nell’esistenza di un destino a cui sottomettersi, mentre l’esercito occidentale, massa amorale che risponde al potere sovrannaturale del drago a colpi di stratagemmi e artiglieria pesante, è alieno a qualsiasi trascendenza. Quella che poteva essere un’ottima opportunità per intavolare un dialogo tra due civiltà lontane diventa purtroppo occasione per ribadire la superiorità del proprio pensiero contro quello dei gaijin senza dio: gli ultimi minuti della pellicola mostrano la forza di un destino a cui neppure gli occidentali miscredenti possono sfuggire.

Opera scialba che unisce ad un’animazione mediocre pennellate di spiacevole nazionalismo, The Dragon Dentist è un trascurabile prodotto home video, decisamente a disagio su grande schermo.