“La star di questo film, come per Psyco, è Alfred Hitchcock”. Chi scrive è William Blowitz, responsabile della campagna pubblicitaria per Gli Uccelli (1963), in una nota indirizzata allo stesso Hitchcock che ne definisce il ruolo centrale nel marketing della pellicola. Hitchcock, continua Blowitz, sarà il motivo principale che farà vendere i biglietti. L’uscita nei cinema della versione restaurata de Gli Uccelli è l’occasione per riconsiderare il film come punto di svolta nella costruzione della reputazione del regista come auteur, processo a cui Hitchcock prese parte attivamente promuovendo sé stesso insieme al film nelle locandine, nelle iconiche fotografie di Philippe Halsman e nell’ironico monologo del trailer scritto da James Allardice, autore delle introduzioni agli episodi di Alfred Hitchcock presenta . . . (1955-1962). 

Il trailer principale e più lungo de Gli Uccelli continua la strategia pubblicitaria già iniziata con Intrigo internazionale (1959) e Psycho (1960), portandola alle estreme conseguenze. Come per i due film precedenti, Hitchcock è il protagonista del trailer e presenta il film in prima persona. Tuttavia, se per Intrigo internazionale e Psyco i trailer continuavano a rispettare alcune regole del filmato promozionale, intervallando la narrazione di Hitchcock a scene o luoghi del film, con Gli Uccelli è Hitchcock stesso il principale argomento di promozione e da promuovere: non compaiono scene o luoghi del film, soltanto Hitchcock è in scena in un salotto alto-borghese insieme a diverse varietà di uccelli in diverse condizioni: vivi, ma imprigionati in gabbia, rappresentati morti in pitture rupestri, smembrati come oggetti commerciali o pronti per essere mangiati. Hitchcock definisce Gli Uccelli “my lecture” (la mia conferenza), designandosi come l’unico motore artistico nella realizzazione di un prodotto di cultura alta.

L’appeal del trailer si basa quindi sulla popolarità del regista e sulla capacità di cogliere il sofisticato paradosso del monologo che rovescia la narrazione del film mostrando la crudeltà del genere umano verso gli uccelli. Soltanto a trenta secondi dalla fine, con i versi degli uccelli sempre più insistenti, Tippi Hedren, la protagonista femminile, entra urlando “Stanno arrivando!”. La macchina da presa stacca su un esterno in cui il nostro campo visivo è dominato, talvolta completamente oscurato, da inquietanti sagome nere di corvi. Su queste immagini scorrono alcune frasi che, contrariamente alla prima parte rivolta ad un pubblico ancora da conquistare, sottolineano le caratteristiche di mistero, horror e suspense che i fan del regista si aspettavano da un suo film. Fino alla citazione con tanto di firma autografa Alfred Hitchcock: “Gli Uccelli potrebbe essere il film più terrificante che abbia mai realizzato”.

La promozione del film coincise quindi con la promozione di una nuova immagine del regista che voleva conquistare spettatori e critici più colti e sofisticati, fino ad allora relativamente indifferenti ai suoi film. Per questo cambiamento di reputazione culturale, Hitchcock cercò attivamente e con successo il sostegno di importanti istituzioni e critici culturali del tempo. L’uscita del film fu accompagnata da un’importante retrospettiva del MOMA dedicata al regista, Gli Uccelli aprì fuori concorso il Festival di Cannes del 1963 e il capitolo dedicato al film de Il cinema secondo Hitchcock (1967) di Truffaut fu pubblicato anticipatamente sui Cahiers du cinéma per l’uscita francese.