Gloria è appena nata, nell'epicità della musica e del rallenti ma anche fra gli umori corporei e la fatica del parto. Sua madre Mathilda lavora come commessa, sapendo dal principio che verrà lasciata a casa dopo il periodo di prova, e suo padre Nicolas è impegnato a pagare le rate dell'auto che si è comprato per fare l'autista, tramite una nota app che fa concorrenza ai taxi. Gloria ha anche un nonno, che sta uscendo di prigione dopo molti anni, mentre la nonna e il suo attuale marito hanno impieghi modesti che non vanno oltre il loro sostentamento. Solo la zia Aurore e il suo compagno sembrano cavarsela bene economicamente, dopo aver aperto un negozio di oggetti usati, dove chiunque abbia bisogno di soldi può rivendere qualcosa di suo a un prezzo molto al di sotto di quello originario.
È già da qualche anno che la Francia sembra dirci che il realismo non ha più nulla di poetico, e Gloria Mundi non fa eccezione. Robert Guédiguian torna a lavorare coi suoi attori feticcio, la moglie Ariane Ascaride – Coppa Volpi per questo film a Venezia 2019 – Jean-Pierre Darroussin e Gérard Meylan, e a parlare di come le tensioni sociali si riverberino sul privato. Abbandona però le deboli speranze dei suoi film precedenti, dal più recente La casa sul mare (2017) al più celebre Marius e Jeannette (1997), in cui erano i rapporti personali fra gli individui a risultare alfine salvifici. Guédiguian riprende ancora una volta il tema, ma con intenzioni volutamente diverse nel tono, e anche la sua Marsiglia è fotografata con ben poca simpatia, fra militari per le strade a garantire la tenuta del sistema e madri ridotte a rubare biancheria intima per le figlie.
Chi vuole scioperare per l'iniquità delle condizioni di impiego e chi no perché già così arriva a stento alla sussistenza non hanno nessuna solidarietà di classe fra di loro, gli immigrati sono solo sgraditi contendenti sul mercato del lavoro, Nicolas viene punito violentemente da coloro ai quali fa concorrenza, Aurore considera sua sorella Mathilda un'irresponsabile per aver fatto un figlio nelle sue condizioni: se le statistiche demografiche ci dicono che fra le nuove categorie a maggior rischio povertà ci sono le coppie giovani con figli, Gloria Mundi si muove proprio nella terra di mezzo di quella classe medio-bassa a un passo dal baratro della soglia di indigenza.
Non c'è tanto un fato avverso, a sommarsi con esito ferale a condizioni di vita già precarie, ma la stessa precarietà della vita a portare le cose su un equilibrio ormai anelastico rispetto a qualsiasi imprevisto possibile, anche il più piccolo. Come I miserabili di Ladj Ly o Roubaix, une lumière di Arnaud Desplechin, che trattavano però esplicitamente di povertà, Gloria Mundi restituisce il senso di una ineluttabilità, di una serie di circostanze che non possono che farsi gorgo. Guédiguian ribadisce sì l'esistenza dell'amore, dell'altruismo, del sacrificio, ma utili solo fino alla prossima volta.