Due grandi idealisti si incontrano, tre volte nel giro di sei mesi, per un'intervista. L'intervistatore, Werner Herzog, è un passionale più interessato alla cifra umana che all'approfondimento storico. L'intervistato, Michail Gorbaciov, è un 87enne quieto e con qualche problema di salute, nei cui occhi però ben si vedono calore carismatico e una sicurezza senza arroganza. Herzog non nasconde a nessuno il suo affetto partigiano per Gorbaciov, e definisce l'ultimo presidente dell'Unione Sovietica, colui che mise fine alla Guerra Fredda, “uno dei più grandi leader del XX secolo”, confessandogli anche apertamente i propri sentimenti. Presentato al Biografilm 2019.

In Meeting Gorbachev Herzog non chiede a Gorbaciov una rievocazione puntuale dei fatti storici, che affida a filmati di repertorio e alla propria voce fuoricampo, ma riflessioni personali su ciò che è stato e riverbera sul presente. Gorbaciov risponde con frasi asciutte e pacate, si fa loquace nel parlare dei temi che gli stanno a cuore come il disarmo nucleare e la sua persistente attualità, e misurato come un politico consumato nel parlare della propria sconfitta politica e del grande avversario Boris Eltsin, liquidato magnanimamente come un “avventato”.

Ogni domanda di Herzog vuole produrre una risposta emotiva, e ogni replica di Gorbaciov ha la solida ostinazione di chi ha deciso di attenersi ai fatti e resistere con compostezza. Non si tratta però di una lotta, ma di un balletto delicato e insistito fra due persone che sembrano piacersi e guardarsi con reciproco interesse. Si parla di infanzia, amore, avvicinarsi della morte. Nel dire poco Gorbaciov trasmette molto, dona a Herzog la sua commozione ricordando la moglie Raissa, e una toccante poesia di Michail Lermontov, recitata a memoria.

Si dice che l'artista nel ritratto metta in fondo solo se stesso. In Meeting Gorbachev, Herzog, assieme al co-regista André Singer, delinea con semplicità di mezzi la storia crepuscolare di un uomo e del suo titanismo di fronte a un'impresa enorme e fallita, quella di rifondare da zero l'URSS senza farla collassare su se stessa. Non manca di esporre le voci degli alti esponenti del blocco sovietico che ritenevano il tentativo impossibile, ma sembra non considerare nemmeno la prospettiva del materialismo storico e l'eventualità che la perestrojka possa essere nata sotto la spinta obbligata di una situazione economica ormai al collasso. La storia la fanno gli uomini, afferma con decisione Herzog, e Gorbaciov è senza dubbio uno dei suoi eroi dai sogni impossibili.