Holy Camp ossia campo santo suggerirebbe un film più vicino a La notte dei morti viventi del buon George A. Romero e la sua apertura su una croce mastodontica, ripresa dal basso in obliquo, nel buio di un bosco illuminato solo da neon intermittenti, sembrerebbe fare proprio l’occhiolino a certo cinema horror primi anni ‘70... Scopriremo presto che si tratta invece di un semplice omaggio al grande regista (di cui una delle protagoniste porta pure il cognome) e al suo genere. Il titolo originale della pellicola spagnola di Javier Calvo e Javier Ambrossi, in anteprima nazionale al Gender Bender, è infatti La Llamada, ed è certo più pertinente con la trama del film.

Nata in Spagna come pièce teatrale, dopo l’enorme successo riscosso nei Paesi latinoamericani, gli stessi autori, decidono di trasporre lo spettacolo su pellicola in forma di rutilante musical. Maria/Macarena García e Susana/Anna Castillo sono due ragazze ribelli che trascorrono la loro estate in un campo gestito da suore. Vivono con la Madre Superiora Bernarda/Gracia Olayo, anziana monaca con tanta voglia di modernizzare, e Milagros/Belén Cuesta, una giovane suora tormentata dai dubbi sulla sua vocazione.

La musica è il collante tra ribellione giovanile, rigore ecclesiastico (e svecchiamento del mondo cattolico), crisi adolescenziali ed inni entusiastici alle libertà dei primi amori. Le attrici coinvolte interpretano per il cinema gli stessi ruoli che furono loro sul palcoscenico.

Da piccolo musical underground in scena a Madrid, La Llamada ha visto di anno in anno crescere il consenso di pubblico e di critica, diventando un fenomeno di costume prima in tutta la Spagna e poi anche in Paesi come Messico, Argentina e Russia. Il film riesce a mantenere la freschezza e l’energia dell’opera originaria, grazie ad una trascinante colonna sonora formata da temi originali composti per Alberto Jiménez (cantante dei Miss Caffeina, banda spagnola indie rock attiva dal 2006) così come alcuni dei brani più celebri di Whitney Houston (I Will Always Love You, I Have Nothing, Step by Step), Presuntos Implicados (gruppo nato agli albori degli anni ‘80, di genere elettronica folk fusion, vincitore di almeno 14 dischi di platino in Spagna), ed Henry Méndez (prestante re del reggaeton) accanto a brani religiosi.

I momenti più esilaranti del film, forse a causa di una trama che più che prettamente Queer ci parrebbe ascrivibile nel genere del surreale, risiedono nelle visioni mistiche di Maria pensate in forma di concerto. Una grande “stairway to heaven” appare su uno sfondo stellato, ogni qual volta Maria vede Dio, e Dio è impersonato in modo eccentrico e impeccabile da un Richard Collins-Moore dall’inconfondibile piglio british. Il repertorio di Whitney Houston è eseguito con arrangiamenti meno “black” e più melodici, generando, nella calda voce maschile e nelle movenze di Moore, degli effetti comici irresistibili. Anche per l’aderenza dei testi delle canzoni con il contesto della trama in cui sono inseriti.

Vediamo anziane suore ballare e dimenarsi al ritmo scatenato di moderni inni a Dio ed alla fede, che ci fan sorridere, alla maniera di un novello Sister Act, il tutto condito dagli attuali ritmi electro-latino e reggaeton con conseguente uso delle coreografie tipiche dei balli di gruppo. Proprio questo audace accostamento tra sacro e profano fa scoppiare la risata in un pubblico, come quello del Gender Bender, che attende per tutta la durata del film, la rivelazione. Ossia dove è nascosta la tematica di gender? In realtà, scopriremo verso la fine della proiezione, così come Maria si è innamorata di Dio, l’altra protagonista, Susana, si è innamorata della giovane suora e decide di baciarla sulla bocca appassionatamente, sancendo così la sua doppia libertà, quella di infrangere due tabù in un colpo solo.

Come si può intuire, questo è uno di quei film in cui la trama è forse un pretesto, per comunicare altro, e il messaggio passa attraverso i particolari come l’espressività esagerata degli attori, la danza, certe inquadrature tra i tubi dei letto a castello verdi, o le riprese della casetta nel bosco dove tutto ha inizio e tutto finisce. La Llamada si risolve in una commedia musicale e romantica che shakera più generi e li trascende e giocando con essi finisce per divertirci...quasi inspiegabilmente.