Il ritorno in sala in Italia avviene accompagnato dal cinema dello spaesamento per eccellenza, quello del cineasta Wong Kar-wai. Abbastanza recente da esser stato vissuto, sufficientemente antico da poter essere studiato: il cinema di Wong Kar-wai è il sogno cinefilo perfetto. Complesso abbastanza da permettere agli appassionati di sfoderare le proprie conoscenze, ma al tempo stesso così libero e denso da attrarre nella sua rete anche lo sguardo più disinteressato.

È forse per questo che la nuova uscita al cinema di Hong Kong Express fa l’effetto di un inaspettato abbraccio? Già la distribuzione della recente versione restaurata di In the Mood for Love, a partire dal 29 aprile, aveva entusiasmato i cinefili italiani, pronti a tornare in sala per rivedere uno dei film più amati di sempre, ma anche tra i più complessi da citare, tanto è unico e irripetibile lo stile spontaneo e totalizzante del regista. I risultati si sono visti: per tre settimane il film è rimasto nella top 3 del botteghino, guadagnando ben 117.744 euro, nonostante i vent’anni passati dalla sua prima uscita. Sicuramente Tucker Film si aspetta lo stesso traguardo anche per Hong Kong Express, il film realizzato appena prima in In the Mood for Love, che ne contiene in nuce la poesia, esposta però attraverso una narrazione contraddistinta da una dirompente spontaneità, contrapposta all’elaborato gioco di sovrastrutture messo in scena in In the Mood for Love.

Hong Kong Express è un film lampo, girato in ventitré giorni durante i quali il progetto ha continuato a trasformarsi nelle mani del regista. I film di Wong sono in effetti dei miracoli programmatici, che dopo un infinito rimaneggiamento permettono comunque all’essenza dell’idea, della filosofia del suo autore, di emergere frammento dopo frammento con chiarezza disarmante. E questo è forse il film che più esprime l’estro del regista, la sua malinconia mista a confusione, la passione per gli incontri mancati, per le specularità e le ripetizioni che impediscono un progresso e anzi ci costringono a guardarci, a scendere a patti con le nostre manie e coi nostri rimpianti. “Ti amerò per diecimila anni”, il codice che rappresenta l’impossibilità portata sullo schermo dalla produzione cinematografica del regista di Hong Kong, ma che forse in questo momento possiamo declinare a quel sentimento magico che lega gli appassionati di cinema ai loro film del cuore, ai capolavori della storia del cinema, i classici o i cult. E appare lungimirante la manovra di Tucker Film di riportare in sala non uno, ma ben sei dei dieci film realizzati da Wong Kar-wai, con la certezza di conquistare diverse migliaia di biglietti.

Non è una novità che i classici al cinema si stiano rivelando sempre di più un ottimo investimento, per diversi motivi. Sono film su cui è molto più facile strutturare una comunicazione, partendo avvantaggiati grazie alla retorica del capolavoro del passato che viene rimesso in circolo per poter essere fruito nuovamente sul grande schermo, nella modalità migliore e permettendo così anche ai più giovani di potersi immergere in un film come se fosse la prima volta, anche se magari già visto mille volte sul piccolo schermo domestico. E il pubblico risponde in maniera positiva a questo stimolo, perché effettivamente, di fronte alla pioggia di offerte che lo sommergono ogni giorno, forse vedere un classico di sicura qualità appare come una scelta attraente. Lo ha dimostrato anche un fenomeno come la maratona di Harry Potter su Canale 5, seguita da tantissime persone nonostante l’ampia offerta messa a disposizione da una sempre maggior quantità di piattaforme di streaming. Il fascino del già visto, o meglio il comfort del sapere ciò che ci aspetta di fronte alla visione di un film, è decisamente un istinto dominante.

Ma gli appassionati di Wong Kar-wai certo sanno che, quando torneranno in sala per vedere Hong Kong Express, vivranno ancora un’esperienza nuova.