A concludere le proiezioni di Emmer al cinema ritrovato è stata una sua magistrale commedia: Il bigamo, dove assistiamo a un cast prestigiosissimo con la presenza di Vittorio de Sica e Marcello Mastroianni. Un'opera che si discosta dallo spirito che anima le altre, si allontana da sfumature socio-politiche per porre l'attenzione su una brillante reinterpretazione degli archetipi della commedia classica.

Mario De Santis, protagonista del film, è un giovane rappresentante commerciale, sposato con prole, che una sera è convocato in questura perché un’altra donna, una panettiera romagnola, sostiene di aver già contratto matrimonio con l’uomo in precedenza. Accusato ingiustamente di bigamia, Mario nega decisamente di aver compiuto il reato, ma intanto entra ed esce dal carcere per infinite volte, mentre il caso si aggrava in modo esponenziale, seguendo un paradosso dopo l’altro, anche per via dell’ingerenza di un numero sempre maggiore di personaggi. Dopo un’appassionata quanto inutile arringa dell’avvocato difensore in tribunale, sarà l’ex-compagno di cella, Quirino, a scoprire la verità.

La commedia era il genere prediletto dal pubblico del dopoguerra, desideroso di dimenticare in fretta gli orrori della guerra e ottimista verso la ricostruzione. Il bigamo da un lato partecipa a questa festa di aspirazioni, ma dall'altro è un'opera molto più consapevole, caratterizzata da una sapiente rilettura della commedia classica, scandita da un calibrato meccanismo di azione/reazione, paradosso/realtà, apparire/essere. L'imprevedibile intreccio dei fatti, come gli efficaci dialoghi sono il frutto di un curato lavoro di sceneggiatura, operato da Vincenzo Talarico, Francesco Rosi, Agenore Incrocci, Furio Scarpelli.

Quest'opera attinge certamente al genere dello slapstick, sottogenere del film comico nato con il cinema muto in Francia nei primi del Novecento e sviluppatosi negli Stati Uniti negli anni venti, fondato su una comicità elementare che sfrutta il linguaggio del corpo e si articola intorno a gag tanto semplici quanto efficaci. E' presente anche una chiara influenza della letteratura pirandelliana, ma soprattutto della commedia greca e latina da cui deriva il tema dello scambio di persona. La cosiddetta commedia dell'equivoco, che trova un valido esempio in Plauto, è caratterizzata da un espediente letterario mediante il quale due personaggi, nel film per un caso di omonimia, vengono invertiti, scatenando situazioni paradossali ricche di equivoci.

Però anche in questa pellicola Emmer non si distacca completamente dalla situazione socio-politica del dopoguerra, il riso disimpegnato e sincero, scaturito brillantemente dal film, è espressione della fiduciosa spensieratezza del popoli italiano a lui contemporaneo.