Scorrendo velocemente i titoli che hanno dato la notizia della morte di Doris Day, nome d’arte di Doris Mary Anne Kappelhoff, il riferimento più comune è alla perdita della “fidanzata d’America”, la ragazza della porta accanto, semplice e innocente, piena di energia e di allegria. Un’immagine ampiamente sfruttata che la rese regina assoluta del box office all’inizio degli anni 60, ma che relega in secondo piano le sue interpretazioni più complesse come Amami o lasciami (1955) di Charles Vidor e L’uomo che sapeva troppo (1956) di Hitchcock.

Nella sua autobiografia, l’attrice definì questa parvenza di donna innocente e spensierata “molto più fittizia di qualsiasi ruolo abbia mai interpretato”. La sua vita è effettivamente segnata da dolorose rinunce e da quattro matrimoni sbagliati. Durante la sua carriera ventennale, Day interpretò i personaggi più diversi in film che spaziano attraverso tutti i generi cinematografici: dalle commedie sentimentali per cui è principalmente ricordata oggi (oltre ai film con Rock Hudson, 10 in amore, 1958, con Clark Gable e Il visone sulla pelle, 1962, con Cary Grant) ai thriller (L’uomo che sapeva troppo ma anche Merletto di mezzanotte, 1960 con Rex Harrison), dai musical (Il gioco del pigiama di Abbott e Donen, 1957) ai ruoli drammatici in Amami o Lasciami e Salva la tua vita! (1958).

Inizialmente, Day fu sotto contratto con la Warner Bros dal 1948 al 1954 ed è qui che si originò il mito della ragazza della porta accanto, innocente e asessuata, un potenziale maschiaccio che, alla fine del film, evolve in una femminilità più in linea con le aspettative del tempo. È quanto succede, per esempio, in Vecchia America (1951). Più interessante il ruolo di Calamity Jane nel musical Non sparare, baciami! (1953) in cui Day incarna un personaggio che realizza la sua identità attraverso modi e vestiti maschili e il cui matrimonio finale risulta meno credibile della coppia butch/femme che costituisce con l’aspirante cantante Katie Brown nel corso della storia.

Terminato il contratto con la Warner, Day interpretò donne più volitive e capaci di tenere testa agli uomini come la cantante Ruth Etting in Amami o Lasciami e la star musicale Jo McKenna in L’uomo che sapeva troppo, un ruolo che sposta il compito di salvare possibili vittime dal personaggio maschile (James Stewart) a quello femminile. Il celebre grido di Doris Day nella scena alla Royal Albert Hall e l’altrettanto famosa canzone “Que sera, sera” (che l’attrice non voleva inizialmente interpretare) fanno saltare tutti i piani dei criminali e salvano la sua famiglia, almeno dalle minacce esterne se non dalla freddezza e dall’incapacità di comprenderla del marito.

Il letto racconta (1959), la prima di tre commedie con Rock Hudson e Tony Randall che le valse anche una candidatura all’Oscar, rappresenta l’inizio della terza ed ultima fase nella carriera cinematografica di Doris Day che iniziò a ritrarre donne single in carriera, sofisticate e soddisfatte della propria indipendenza e tuttavia capaci di attirare desideri maschili che, inizialmente, respingono per salvaguardare la propria virtù. Queste commedie romantiche si posizionavano in modo ambiguo verso le aspettative sui ruoli di genere degli anni 50 e 60, anche se la loro ambiguità risulterà ancora troppo mascherata per il nascente movimento femminista.

Con l’avvento della New Hollywood e della controcultura, l’immagine di donna pudica cucita su Doris Day sembrò al pubblico e alla critica militante sempre più anacronistica rispetto alle nuove inquietudini politiche e sociali. A soli 46 anni, dopo aver rinunciato al ruolo della signora Robinson offertole da Mike Nichols per Il Laureato, Doris Day si ritirò dalle scene cinematografiche, inizialmente intraprendendo una nuova carriera di successo come star televisiva con il Doris Day Show (1968-1973), che le permise di pagare i debiti lasciati in eredità dal terzo marito, e successivamente dedicandosi esclusivamente alla sua fondazione per i diritti degli animali, la Doris Day Animal Foundation.