In occasione del Cinema Ritrovato 2018 sono state fatte tre proiezioni con materiale proveniente dal Národní filmový archiv (NFA). Ho avuto il piacere di intervistare Jeanne Pommeau, che si occupa di restauro presso l'archivio.

Durante il festival sono stati presentati alcuni corti del pioniere del cinema ceco Jan Kříženecký: in che modo i cechi valutano la sua opera?

I cechi sono molto incuriositi dai film di Jan Kříženecký perché amano molto vedere il passato della loro città e il modo in cui è stata ritratta. Credo la considerino una parte della loro storia nazionale; i cechi hanno un fortissimo interesse storiografo nazionale, in particolare per i fatti locali. Per esempio ci sono una serie di libri sulle strade di Praga, cosa che in Francia non c'è o quasi.

Avete presentato nella sezione dedicata alle registe del muto i soli due film diretti da Olga Rautenkranzová (Kozlonoh e Učitel orientálních jazyků), cosa sappiamo di lei?

La Rautenkranzová è un vero mistero, perché dopo questi film è scomparsa completamente e non riusciamo a trovare informazioni su di lei. Il mio collega Michal Večeřa, che ha scritto la presentazione dei film della Rautenkranzová presenti sul catalogo del festival, mi ha detto di aver riportato tutto quello che conosciamo di lei, che, come potete vedere, è davvero molto poco. Questo in qualche modo ci dice qualcosa su questa professione che, specie per le donne, non era molto semplice da portare avanti. Riguardo Učitel orientálních jazyků non sappiamo neanche in che modo si siano divisi la regia lei e Jan Kolár, che all'epoca non era ancora famoso ma lo sarebbe diventato da lì a poco. Probabilmente in futuro potremo scoprire qualcosa, potrebbe essere un'idea di ricerca sia su di lei che sulle altre registe ceche.

Avete proiettato anche una copia de L'avarizia (1918) presente nei vostri archivi, in che misura c'era un'importazione di film italiani o esteri nell'allora Cecoslovacchia:

In questo periodo, come altrove, c'era una grande esportazione di film italiani. Per questo nei nostri archivi abbiamo un discreto numero di film proveniente da lì, così come tedeschi o danesi. In La produzione ceca non era sufficiente a soddisfare il bisogno di titoli degli spettatori, non era come in Francia o in altri paesi (Ndr. nei periodi di maggiore produzione si calcola infatti che venivano prodotti massimo una quarantina di film in un anno). In generale non c'era un genere specifico che i cechi preferivano, le collezioni che ci sono giunte o i dati che ricaviamo dai giornali dell'epoca mostrano che questi erano molto eterogenei.

L'ultima proiezione da voi curata è stata quella di Shoulder Arms (Charlot soldato), cosa mi può dire a riguardo?

Prima della proiezione ho chiesto al pubblico se avesse visto dei veri film imbibiti e tutti hanno alzato la mano. Mi sono molto stupita, ma poi mi sono resa conto, assieme a Mariann Lewinsky, che non tutti avevano chiaro cosa avessi chiesto. Probabilmente molti di loro avevano visto dei desmetcolor o restauri digitali, ma non delle vere imbibizioni. Molti spettatori non hanno ben chiara la differenza e non sanno cosa stanno effettivamente vedendo. Questo, invece, dovrebbe essere importante, perché ci si dimentica che il cinema è anche plastica, fotografia, grana, colore, chimica e così via, non una semplice storia con composizione di immagini. Il cinema è un'arte plastica vera e propria, ma la persone, vedendo i film in DVD,  in televisione o in digitale, perdono la percezione di tutto questo.