Già protagonista di una retrospettiva curata da Peter von Bagh al Cinema Ritrovato 2012, il mai abbastanza celebrato Jean Grémillon è nuovamente presente al festival con il restauro Pathé (con il contributo di CNC – Centre national du cinéma et de l’image animée ed eseguito da L’Immagine Ritrovata) di Lo strano signor Vittorio (L’étrange Monsieur Victor, 1938).
Il celebre Raimu, famoso in Francia soprattutto come attore di commedia, supera brillantemente la prova di un ruolo ambiguo e drammatico, passando con inquietante naturalezza dal ruolo di neo padre e negoziante bonaccione a quello di ricettatore senza scrupoli. L’altra faccia della sua natura emerge violentemente quando uno dei suoi giovani complici ha la malaugurata idea di ricattarlo, finendo pugnalato con un punteruolo, che Victor Lagardanne si trova in tasca fortuitamente ma che appartiene al calzolaio Bastien, infelicemente sposato ad Adrienne. Il film non ha bisogno di soffermarsi sulla risoluzione del delitto: le prove sembrano schiaccianti e i giornali titolano della condanna di Bastien ai lavori forzati, e Victor non fa nulla per impedirlo, continuando la sua vita finché il passato non torna a chiedere il conto. La scelta indovinata del film è l’evitare accuratamente vendette epiche o tragici rimorsi, mostrando invece un’ipocrisia meschina che può andare tranquillamente a braccetto con la bonarietà. Per sette anni Victor vive apparentemente sereno, ma i suoi sbalzi di umore sono spia del tarlo del senso di colpa. Quando Bastien evade, è Victor che lo accoglie in casa, travestendola sua colpa da generosità, ma captando anche, sempre di più,i confini di un cerchio che comincia inevitabilmente a stringersi.
Come ha sottolineato Sophie Seydoux nell’introduzione alla proiezione, il film è dominato dalla dualità del protagonista, tra esterni solari e vitalissimi e interni cupi e attraversati da linee nette come ferite, o sbarre di un carcere, in una Tolone popolare (brillantemente ricostruita in studio) allegramente confusionaria di giorno e oscura e pericolosa di notte. E anche i personaggi femminili, la moglie di Victor, e madre giudiziosa, Madelaine (Madeleine Renaud) e l’incontenibile Adrienne di Viviane Romance, pur non scontrandosi direttamente, sono personalità antitetiche ma tutt’altro che bidimensionali: Adrienne, pessima moglie e madre imperfetta, rimane fedele a se stessa a costo di rinunciare ai suoi uomini, rivendicando la scelta di non accontentarsi, mentre Madelaine riesce a volgere gli eventi in cui è suo malgrado coinvolta in un’occasione di apertura e cambiamento.