“Dort…dort wohnen alte Leute”, laggiù vivono gli anziani. L’occhio attento di Ella Bergmann-Michel, artista costruttivista con una breve parentesi registica dal 1931 al 1933, offre in Wo wohnen alte Leute (1931) la panoramica di un residence per anziani tirato a lucido, pulito, luminoso e dotato di ogni comfort. In tredici minuti Bergmann-Michel con soli cinepresa e cavalletto elogia le funzionalità e la semplicità delle componenti architettoniche dell’edificio che, oltre ad essere tranquillo e silenzioso, è pure immerso nel verde (o, come diremmo oggi, enviromentally friendly). Il documentario doveva fungere da promozione per la residenza stessa; per questo motivo la regista inserì dei semplici effetti speciali nelle didascalie, cioè delle illustrazioni animate della planimetria su sfondo nero: freccine ed etichette animate mostrano la molteplice funzionalità e flessibilità dello spazio in modo dinamico e interattivo.

Diverso è il discorso per Erwerbslose kochen für Erwerblose (1932), girato con una Kinamo N 25 portatile, un film di nove minuti servito sempre a scopo promozionale per l’Associazione delle Cucine per i Disoccupati di Francoforte. Qualunque cittadino rimasto senza lavoro nella fragile Repubblica di Weimar nel pieno di una gravissima crisi economica, deve offrire il proprio aiuto nelle cucine comuni dell’Associazione per ottenere anche un minimo della zuppa fredda che viene servita a 10 Pfennig al litro; non tutti possono permettersi un pasto, sebbene, citando una didascalia, “Nessuno dovrebbe avere fame, veramente nessuno…?”.

Il terzo e più lungo Fliegende Händler in Frankfurt am Main (1932) è un collage (tecnica artistica manuale a cui la Bergmann era parecchio abituata) di vite di venditori ambulanti: ecco quindi l’alternarsi di scene ambientate nei luna park, edicolanti, calzolai, tabaccai, arrotini, giocattolai, mendicanti. Sempre bilanciando con attenzione le linee compositive dell’immagine, la regista/artista segue costantemente l’operare dell’ “altra Francoforte” ruotando lentamente la cinepresa e stabilizzandola quel minuto in più sugli attori sociali, racchiusi nel suo sguardo indagatore, ma mai insistente.

Non è difficile immaginare il motivo per cui i film di Ella Bergmann-Michel giunti a noi siano numericamente limitati: l’ascesa di Adolf Hitler al potere fece in modo che qualsiasi tipologia di arte astratta dovesse essere bandita, essendo egli un pittore mancato (dipinse centinaia di quadri più per istinto di sopravvivenza che per il mero bisogno di esternare il proprio talento). Se l’ “arte degenerata” di Picasso, Klee, Kandinsky e Munch era proibita e censurata, figuriamoci un film costruttivista, impegnato nel sociale e carico di sperimentazioni. Costretta a fermarsi a causa della guerra, Ella Bergman-Michel ritornò all’arte, solo, però, impegnandosi nella realizzazione dei suoi amati collage. Della mitica Kinamo N 25, purtroppo, non si sa più nulla.