Sono due piccole glorie locali, Luca e Silvana, nel bolzanino. Entrambi con sindrome di Down, si sono conosciuti in una delle strutture assistenziali della città e si sono innamorati. Tutto ciò è avvenuto oltre dieci anni prima del loro matrimonio a gennaio 2019. Sì, perché tanto ci è voluto affinché la loro unione avesse il nulla osta delle autorità. Nel frattempo molte cose sono successe: il padre di Luca, da lui amatissimo e suo ultimo parente stretto vivente, è deceduto, e così lui, affidato ai servizi sociali, ha anche dovuto convincere un giudice che la sua volontà fosse così incrollabile e consapevole da rendere insensata l'ipotesi di una sua eventuale interdizione. La madre di Silvana, invece, è sempre stata la più commossa sostenitrice del loro amore.

Prodotto da Cooperativa 19 anche grazie a una campagna di crowdfunding, Luca + Silvana è il racconto di una storia d'amore normalissima nelle sue manifestazioni ma straordinaria nella sua intensità. Il regista Stefano Lisci, alla sua seconda prova nel documentario dopo il precedente Bar Mario, ha deciso di non puntare sul taglio più scontato, quello alla Romeo e Giulietta della lotta contro un mondo che non sa e non vuole capire, ma piuttosto sulla leggiadria di cuore che pervade la quotidianità di chi ama.

Luca + Silvana, presentato a Visioni Italiane nella sezione Visioni Doc, accenna solamente ai lunghi anni di iter burocratico per poter arrivare alle nozze, senza indugiarvi, e non racconta nemmeno troppo della storia d'amore dei due, con pudore. Ad esempio non si sa come si siano conosciuti e cosa sia accaduto allora, e la rievocazione degli inizi resta solo nelle parole della madre di Silvana, che ricorda quando il padre di Luca le telefonò per avvertirla che i figli si stavano frequentando assiduamente, notizia che preoccupava lui e lasciò teneramente stupita lei.

Ma sparute sono le interviste cui Luca + Silvana fa ricorso, e mai ai due protagonisti. Per portare sullo schermo un amore molto fisico nel senso più spirituale, Lisci fa parlare le loro interazioni e il loro modo di stare insieme: se ci si ama si sta vicini, e Luca si arrabbia moltissimo con gli accompagnatori che portano il loro gruppo in vacanza, quando si accorge che dormirà in una stanza distante da quella di Silvana, e si arrabbia pure con lei per essere andata a trovare i parenti a Napoli, pretendendo che la sorella lontana la abbracci poco (Silvana dà sacrosantamente ragione a lui, facendo sorridere la sorella); se ci si ama ci si bacia, e Silvana molto pretende di essere baciata, soprattutto quando Luca è da un po' che fa l'offeso, o quando è triste.

Dallo schermo trasuda una gioia senza filtri, eppure di tutto si tratta tranne che di un documentario all'impronta. Non solo per i tre anni di lavorazione richiesti, ma proprio per la volontà piuttosto evidente - e dichiarata dal regista nelle interviste - di mettere i due protagonisti in alcune situazioni e osservare le loro interazioni. Folgorante già la scena iniziale, nella quale Silvana e Luca sono impegnati a attraversare il terreno accidentato di un bosco e, fra un “Io cado” di lui e un “Io sola no” di lei, in un florilegio di parolacce, riescono pian piano a andare avanti.