Luna Nera è la terza serie italiana distribuita su Netflix, dopo Suburra e Baby. Alla regia vediamo tre donne: Paola Randi, Susanna Nicchiarelli e Francesca Comencini. Tre donne che hanno già debuttato nel cinema, soprattutto l’ultima citata che ricordiamo nei suoi Amori che non sanno stare al mondo (2017), Gomorra – La serie (2014 – 2019), Lo spazio bianco (2009). Insomma, un progetto tutto al femminile. Luna Nera è ambientata in Italia, vicino a Roma. Racconta della caccia alle streghe nel periodo del Medioevo. Protagonista, naturalmente, una di loro, l’adolescente Ade (Antonia Fotaras), che trova rifugio in un posto segreto e si unisce ad una congrega di streghe potenti, più grandi di lei. Parallelamente, si sviluppa una storia d’amore tra Ade e Pietro (Giorgio Belli), figlio proprio del capo dei “Benandanti”: i cacciatori di streghe.
Luna Nera è una serie tratta dalla trilogia di romanzi Le città perdute di Tiziana Triana. Che non mostra semplicemente di uno dei più grandi genocidi della storia, ma racconta una storia viva oggi più che mai: la lotta delle donne. Nella nostra serie, però, le donne non sono perseguitate perché viste deboli, ma perché potenti. Hanno doni che altri non hanno e che, soprattutto, non comprendono. E per questo fanno paura. Per questo le vogliono morte. Quindi, potremmo dire che Luna Nera è una serie femminista, diretta da tre donne. Importante, inoltre, anche la tematica della Chiesa che nell’Italia del tempo aveva un’influenza molto forte. Non a caso, la sigla stessa della serie Son of the Dust dei Black Casino and the Ghost è una preghiera al Signore.
Tra le streghe più adulte vediamo Manuela Mandracchia, volto già noto in particolare nel teatro italiano. Ma soprattutto, vediamo volti nuovi. O per lo meno, non troppo conosciuti. Tra questi, sicuramente i protagonisti: Antonia Fotaras e Giorgio Belli. Sin dal primo episodio, e senza troppo sforzo, si può notare come quasi tutti gli attori del cast recitino decisamente in modo troppo teatrale. Con sguardi enfatici, parole troppo scandite e toni di voce quasi sempre uguali. Ma senza alcun dubbio sono volti che, finalmente, regalano un po’ di freschezza al panorama attoriale italiano, soprattutto i due giovani talenti protagonisti.
Melensa e poco costruita la loro storia d’amore, così come i rapporti interpersonali tra streghe. Ma vediamo anche, con piacevole sorpresa, effetti speciali piuttosto buoni. Delle magie che non sembrano artefatte e dei montaggi svecchiati, con passaggi di scena decisamente moderni e poco visti nelle serie italiane. Da notare anche la fotografia, sebbene siano presenti principalmente due tipi di paesaggio (la città e il rifugio delle streghe).
Insomma, 6 episodi dalla durata di 50 minuti ciascuno che, tra pregi e difetti, aprono le porte nella serialità italiana alla lotta femminista e al fantasy. Nel nostro Paese sono ben poche le produzioni di questo genere. Nella serialità, basti pensare a Fantaghirò che risale al 1991. Ed è per questo che Luna Nera è e deve essere un fenomeno importante. Nei panorami cinematografici e seriali europei, il fantasy è un genere “frequentato”. E dopo la serie evento di Il trono di spade anche noi non potevamo rimanere indifferenti. Per capire l’importanza della nuova produzione è, quindi, fondamentale calarla nel nostro contesto. Per quanto sia una serie lacunosa sotto alcuni punti di vista e con dei difetti evidenti, rappresenta in ogni caso un atto di coraggio. Il compito più difficile è proprio cominciare qualcosa che nessuno ha mai tentato. E Luna Nera è un passo verso lo svecchiamento della nostra produzione. Magari un piccolo passo. Ma con l’auspicio che sia il primo di tanti altri, sempre migliori.