Reale, ma completamente falso, opera ma non opera, felice ma straziante: così Chazelle descrive Les parapluies de Cherbourg, musical melodrammatico a cui, non a caso, il regista canadese è indissolubilmente legato. E La La Land ne è la prova.  Sospendendo per un attimo la realtà, Jacques Demy immette lo spettatore in un incessante vortice di sonorità sconnesse - facendo del musical la condicio sine qua non del film - che accompagnano i protagonisti tra gli ombrelli di Cherbourg e lancinanti amori all'ultimo sguardo. Siamo al preludio della guerra in Algeria e, se nel breve giro di una serata romantica il regista sembra voglia farcelo dimenticare, l'illusione non sarà duratura e i giovani Genevieve\Catherine Deneuve e Guy\Nino Castelnuovo dovranno far fronte alla necessaria separazione incombente.

All'indomani di Chabrol, Les parapluies de Cherbourg segna l'affermazione dell'eterea Deneuve, non così frigida come in Repulsion né tanto ambigua o equivocamente sensuale nel caso di Buñuel: Demy crea un ritratto muliebre in apparenza ingenuo, ma dai toni fortemente cupi e drammatici, soffermandosi sulle disarmanti casualità esistenziali, sul tempo e quanto ogni forma d'affetto o amore umani ne dipendano.  

Da un punto di vista formale, si nota l'uso dei colori pastello accesi e dicotomici, nella scenografia e fotografia a cui Chazelle guarda moltissimo, considerando gli abiti di Mia e Genevieve o le tonalità delle mura domestiche, quelle quattro mura dove il suo amore è nato e consumatosi.

L'attesa di Genevieve si fa sempre più straziante, fino al momento in cui non inciamperà nelle premure di Roland Cassard, facoltoso borghese con cui finirà per sposarsi. Al ritorno di Guy i due si incontreranno soltanto per puro caso, e anche per caso Chazelle farà ritrovare Mia e Sebastian alla fine del suo film: due chiuse dal sapore disincantato e terribilmente realistiche, che dimostrano, in un caso, l'importanza delle differenze di classe nella felicità coniugale e, nell'altro, lo spazio restante tra il bisogno di successo e realizzazione individuale e il fallimento dei sentimenti, con l'inevitabile crollo di qualsiasi forma romanticismo.