C'è qualcosa che sembra interessare molto Werner Herzog: lavorare nella terra di confine fra fiction e documentario. Non solo concretamente, come dimostra il suo costante alternarsi fra i due generi negli anni, ma proprio nella codificazione del linguaggio cinematografico: rasentare il vero nella messa in scena, tanto da indurre in errore anche illustri giornalisti, e fornire una prospettiva singolare e peculiare nel racconto della realtà, come nel caso dei sovente citati coccodrilli albini di Cave of Forgotten Dreams, del tutto spuri rispetto alla narrazione. Con una ferma convinzione di fondo: che una restituzione fedele passi per la non letterarietà.

Per questo Family Romance, LLC, presentato al Biografilm 2019, dove il regista ha anche ritirato il premio Celebration of Lives, poco dopo l'esordio a Cannes, Werzog è stato ispirato da un business in crescita in Giappone, quello della fornitura di attori per interpretare figure significative nella vita di persone reali. Così si è recato nel paese e, con un budget pressoché inesistente (ha raccontato con molto orgoglio dei cambi di costume improvvisati nei bar nei dintorni) ha filmato camera a mano attori locali che recitavano in madrelingua, catturandoli molto da vicino e senza curarsi troppo di tremolii, sovraesposizioni e sottoesposizioni, con un senso della composizione dell'immagine sorprendentemente figlia dei nostri tempi.

Il risultato è fresco e immediato, e le vicende di Ishii (Ishii Yuichi), impegnato di volta in volta a fingersi redivivo padre per la piccola Mahiro (Mahiro Tanimoto) su commissione della di lei madre, a prendersi rimproveri al posto un dipendente evidentemente del tutto intercambiabile per i suoi superiori, a mettere in scena i sogni di gloria e fortuna di un'aspirante social influencer e di una giocatrice alle lotterie nazionali, restituiscono un senso di intimità disarmante. Al contempo, però, nel senso di dubbio che il rapporto con la ragazzina finisce per istillare in Ishii – perché, come ha fatto notare Herzog, le situazioni sono fittizie ma le relazioni fra persone sono sempre reali – c'è una riflessione del tutto generale sull'umanità all'inizio del XXI secolo.

La solitudine è uno dei grandi temi di Werner Herzog. I suoi protagonisti sono quasi sempre soli. Ma laddove ha spesso trattato della singolarità di alcuni individui, qua parla del distacco di ognuno da chiunque altro. Le relazioni familiari possono essere artefatte, le figure religiose rispondono al telefono nel bel mezzo di un consulto spirituale e manco si trovano più receptionist negli alberghi e pesci negli acquari, sostituiti da simulacri robotizzati: chissà che ne sarà dei rapporti umani.

Ma si tratta per l'appunto di una domanda, non di una sentenza inappellabile. Ishii e Mahiro, nel loro primo incontro padre e figlia, sono commossi dalla bellezza dei ciliegi in fiore ma riescono solo, imbarazzati e compulsivi, a tentare di immortalarla senza sosta con uno smartphone in vista di momenti successivi sicuramente meno importanti di quello che stanno vivendo. Arriveranno però poi col tempo e la pazienza abbracci, confidenze sentimentali, e un momento di gioia impareggiabile: accarezzare il pancino di un riccio gongolante.