Con Lo scoiattolo di Ernst Lubitsch si sono concluse le proiezioni a lanterna a carbone della XXXV edizione de Il Cinema Ritrovato. L’entusiasmo del pubblico era palpabile quanto quello di Frank Bockius alla batteria e di Donald Sosin al pianoforte, che hanno accompagnato musicalmente le immagini del re della commedia.

A distanza di cento anni dall’uscita del film il giudizio degli spettatori si è completamente ribaltato. Ora non è più un fiasco clamoroso e le persone si mettono in fila per vederlo e soprattutto rivederlo, essendo stato restaurato dalla fondazione Murnau e pubblicato in Dvd qualche anno fa. L’antimilitarismo di Lubitsch e la sua audacia nella tecnica e nella raffigurazione del ruolo femminile sono incredibili. Il suo abuso ironico dei mascherini (merlettati, ondulati, geometrici, ovali, e così via) per incominciare alcuni sketch e i volti dei personaggi hanno tutt’ora un fascino a dir poco magnetico; così come lo è anche Pola Negri la protagonista del film. Quest’ultima veste i panni della brigante Rischka, adulata e rispettata dalla sua banda di furfanti e dal tenente tombeur de femmesAlexis. Solo lei è davvero alla guida del gruppo di briganti e sempre lei è la ladra più scaltra. Non dimentica di lavorare nemmeno quando consola e asciuga le lacrime della rivale in amore, alla quale sfila in quello stesso momento e senza troppa delicatezza la collana di perle e qualche altro gioiello.

Pola Negri recita e si muove all’interno delle belle scenografie come un gatto selvatico, e passa abilmente dai movimenti sgarbati e rozzi a quelli più sinuosi nel momento in cui si cambia d’abito e sensualmente si incipria il viso e il petto. I quadri di Lubitsch ne catturano l’essenza e trasmettono l’amore ch’egli aveva per la sua eroina, Infatti, incorniciandole il volto, la rende simile a Adele Bloch-Bauer nei ritratti di Gustav Klimt.

L’avversione di Lubitsch per la guerra e l’esercito fanno sì che la commedia si trasformi in farsa o meglio ancora parodia di un sistema fortemente segnato dalla prima guerra mondiale. Come quando il comandante sveglia i soldati ancora nelle loro brande nonostante l’ora e, credendo di esserci riuscito, se ne va pensando di aver riportato l’ordine, ma questi corrono nuovamente fra le braccia di Morfeo. Si pensi anche alla sequenza della battaglia tra i soldati e i briganti, nella quale i primi fuggo terrorizzati ad ogni palla di neve lanciatagli da Rischka.

Anche se gli episodi della trama, divisa in atti, non sono collegati da un filo puramente logico, il film, e quindi l’assurdo immaginario che crea, è una visione imprescindibile per un vero cinefilo.

A impressionare ne Lo scoiattolo sono anche la cura per i costumi e le scenografie. Nel primo caso si possono notare ad esempio i simboli della morte disseminati all’interno delle tende dell’accampamento e sui costumi dei briganti. Nel secondo invece la fortezza costruita da Ernst Stern fonde, sia nella raffigurazione della facciata, sia nella cura del design degli interni, l’architettura tedesca rococò allo Jugenstil, avvicinandosi allo stile delle famose opere di Joseph Maria Olbrich. Così Lubitsch e la sua troupe costruiscono un’opera all’avanguardia per i tempi, e che certamente rimane tra le pellicole più significative della storia del cinema.