Paolo Zucca torna alla 25esima edizione del Festival Visioni Italiane con il suo nuovo film L’uomo che comprò la Luna. Vincitore della 15esima edizione con il cortometraggio L’arbitro, quest’anno vediamo l’anteprima del suo nuovo lungometraggio nella sezione Eventi Speciali. Già con la sua opera prima, il regista pone l’accento sulla sua terra di origine. Ma è con quest’ultimo che compone un vero e proprio inno alla Sardegna.

L’uomo che comprò la Luna racconta di un ragazzo, Gavino Zoccheddu (Jacopo Cullin), che si vergogna delle sue origini sarde. Infatti, cambia il suo nome in Kevin Pulcelli, parla con un marcato accento milanese e si tinge i capelli neri con una tonalità di biondo piuttosto ridicola. Ma le sue radici non smettono di perseguitarlo. L’Agenzia di Sicurezza Euroatlantica, per la quale lavora il protagonista, lo manda in missione per scoprire l’identità dell’uomo sardo che ha comprato la Luna. Il protagonista si trova, dunque, costretto a imparare il modo di vivere e di pensare dei sardi. E la missione diventerà una vera e propria riscoperta delle sue origini.

Durante il film ritroviamo volti già conosciuti, come Francesco Pannofino nei panni dell’agente segreto Dino e Benito Urgu che incarna Badore, il sardo per eccellenza. Ma è Jacopo Cullin ad avere il ruolo di protagonista assoluto. Un personaggio continuamente in bilico tra il suo vero essere, e il suo voler apparire. Non a caso, il regista lo caratterizza con delle ripetute cadute all’indietro. La sua recitazione, a momenti forse un po’ troppo marcata e che quasi sfiora la macchietta, rimane tuttavia in linea con lo stile narrativo.

L’uomo che comprò la Luna gioca infatti con i più classici stereotipi sui sardi, al punto da non capire se il film li voglia sfatare o mitizzare. Il racconto procede incalzante, sebbene tramite inquadrature un po’ troppo statiche, per poi concludersi con un colpo di scena dal sapore fantasy. Una conclusione quindi piuttosto coraggiosa, soprattutto per quanto riguarda il cinema italiano, ma ben riuscita. Il regista è stato, infatti, capace di dare continuità e credibilità all’intera vicenda

L’uomo che comprò la Luna vuole descrivere quel legame intimo e unico che il popolo sardo ha con la propria isola. Una terra che, in qualche modo, forgia l’anima del suo popolo e lo modella. Una terra che, come scriveva Grazia Deledda, “è l’anima nostra, il nostro carattere, tutto ciò che vi è di grande e di piccolo, di dolce e puro e aspro e doloroso in noi”. Come per magia, Paolo Zucca sembra riprendere queste parole e trasformarle nella settima arte. In modo ironico e nostalgico, L’uomo che comprò la Luna ci svela in parte quel mistero che da sempre avvolge la meravigliosa e incompresa terra sarda.