A conclusione della trilogia che Steven Soderbergh ha voluto dedicare ai prestanti spogliarellisti per signore dalla Florida, si azzardano ipotesi sulla linea tracciata dal regista statunitense con i tre capitoli della saga di Magic Mike.
Era il 2012 quando, appoggiato ai racconti di Channing Tatum sulla sua passata esperienza di ballerino in slip, Soderbergh diresse il primo Magic Mike, inscrivendolo nel canale ostentatamente spoglio e povero della sua filmografia ed approfittando della pellicola per nascondervi in filigrana due dei temi che più gli stanno a cuore: lavoro e sesso. Orde di ragazze urlanti per lo più senza volto infilavano banconote nelle mutande di Mike e compari, e l’ammasso di dollari accartocciati e sudati estratti dalle parti intime a fine spettacolo si dimostrava, benché stirato e asciutto, insufficiente a convincere un altro volto indefinito di donna, quello dell’impiegata di una delle stesse banche che dal 2008 avevano precipitato il mondo nella depressione economica. Delinquenti le banche, ma castigato chi sgobbava. Sul fronte dei rapporti fra i sessi, la carrellata sull’immaginario erotico proiettato, forse anche con pertinenza, dagli uomini sulle donne, denudava cow-boy, militari e poliziotti, i cui vigorosi ancheggiamenti non mancavano il bersaglio: divertire, imbarazzare e scatenare. A dirigere lo spettacolo i pettorali e i pantaloni in pelle di Dallas-McConaughey.
Tre anni dopo arrivò Magic Mike XXL, diretto da Gregory Jacobs e prodotto da Soderbergh che ne curò sotto i consueti pseudonimi di Peter Andrews e Mary Ann Bernard fotografia e montaggio. Il secondo capitolo abbandonava la limacciosa Tampa della recessione per portare gli amici, riuniti con il rientro in squadra di Mike, al festival di spogliarellisti di Myrtle Beach nella vicina Carolina del Sud. Road e buddy movie insieme, Magic Mike XXL trovava la sua dimensione extra-large nella prosecuzione dell’omaggio alla professione, più divertito e goliardico che nel primo film. Metteva in risalto la capacità d’incoraggiamento insita nella seduzione incompleta di uno spogliarello, dava volto e parola a un pugno di cougar, fra le quali un’imprenditrice del ramo e prima boss di Mike, e oltrepassava ogni limite di spudoratezza nell’esibizione finale per il primo premio.
Nel 2023, un’altra crisi economica, scatenata dalla pandemia, ha fatto fallire la mini azienda di mobilio di Mike, e la scomparsa globale del contante accoppiata al distanziamento non hanno favorito l’idea di tornare a dimenarsi nudi davanti a un centinaio di donne simulando amplessi. Riciclatosi barista a Miami, Mike incontra la ricchissima e annoiata Maxandra, evoluzione delle milf dell’XXL, e si esibisce per lei in un inedito spogliarello privato che accende l’intimità fra i due, sveste lui ma non lei, come da manuale, e li ritrova infine mano nella mano dentro a un letto a sancire l’opportunità dell’incontro.
Per il saluto al suo ballerino dallo sguardo dolce e dalle alterne fortune, Soderbergh torna alla regia in Magic Mike – The Last Dance, con un titolo inequivocabile: il terzo è l’ultimo, e l’attesa da subito tutta per quel ballo finale in serbo. Quando non ci sono più banconote da lanciare né premi da aggiudicarsi, si torna al vero, al teatro, al vecchio continente e alla danza primordiale, di comunicazione fra individui, che incornicia il film con l’esplicito ballo di apertura e la sua inaspettata, suggestiva eco iper-romantica in chiusura.
“Niente soldi, ma opere d’arte (di bene)” sembra dire Soderbergh nascosto dietro l’adolescente Zadie che Maxandra ha adottato con il ricchissimo marito speculatore da cui sta divorziando. Tramite lei, personaggio solo all’apparenza altezzoso e scostante, il regista tira le fila dell’arco narrativo della trilogia, e con questa del presente limbico in cui siamo, rifugiandosi nel racconto, nel sentimento e nell’attrazione passionale fra corpi e persone per suggerirli con imprevista positività come germogli da seminare e terreno su cui farli crescere.
Sapendolo appassionato di preliminari prolungati, in cui gli amanti parlano -o ballano- prima di negare allo spettatore la loro intimità, come Mike e Maxandra nei primi minuti del film e come Ann e Graham in quelli finali di Sesso, bugie e videotape, sospettiamo che i tempi siano maturi anche per Soderbergh per l’annunciato seguito del film che lo lanciò nel 1989, e speriamo di avere ragione.