C’era una volta in una terra lontana lontana, una ragazza molto bella e di umili condizioni di nome Lulu Bett, costretta a fare la serva in una ricca famiglia borghese per potersi permettere lo stretto necessario alla sopravvivenza. Nulla le è concesso, niente le è regalato. Inizia così Miss Lulu Bett (1921), adattamento sullo schermo dell’omonimo dramma di Zona Gale, prima donna Premio Pulitzer alla Miglior Drammaturgia nel 1921 proprio per Lulu Bett.

I motivi di tanta eco e tanta fortuna riconosciute all’opera sono molteplici. Citando il giornalista Robert C. Benchley: “Miss Gale ha violato numerose regole imposte dalla scrittura drammaturgica. Ci ha regalato personaggi perfettamente aderenti alla realtà…perfettamente ottusi […]. Miss Gale ci ha scritto un’opera, così come un libro, senza alcun compromesso, ed è stata premiata da un pubblico a dir poco entusiasta”. L’ottusità riportata da Benchley riguarda chiaramente gli antagonisti del dramma, i membri della famiglia troppo accecati dall’opulenza e dall’agiatezza per avere un minimo di riguardo verso Lulu (Lois Wilson), al contrario, donna intelligente ben in grado di ragionare con la propria testa e prendere delle decisioni che rischiano di metterla contro i dettami della società. I personaggi della Gale vengono dipinti come pieni di difetti e vizi: vi è il capofamiglia, Dwight Deacon (Theodore Roberts), ossessionato dallo scorrere del tempo e dal denaro. Ina (Mabel Van Buren), moglie di Dwight e sorellastra di Lulu, bloccata nella sua condizione di compagna docile e accondiscendente. “Ma” Bett (Ethel Wales), madre di Lulu e Ina, avida opportunista. Diana, la figlia maggiore che vorrebbe fuggire dalla famiglia, non trovando mai l’occasione giusta (o il coraggio) per farlo, e Monona (May Giraci), figlioletta viziata e capricciosa.

Il tutto viene diretto da William C. deMille, fratello maggiore del ben più famoso Cecil, formatosi come drammaturgo e salito alla ribalta di Hollywood nel 1914 con The Only Son. Completamente diverso (e forse per questo oscurato) dal fratello che predilige la scrittura di film sontuosi e spettacolari, deMille Sr. scrive film che possono trasmettere al pubblico determinati valori morali. In Miss Lulu Bett, deMille viene affiancato da Clara Beranger, scrittrice e sceneggiatrice con cui stringe un sodalizio professionale e di vita, e dirige per la quarta volta Lois Wilson, a cavallo di un periodo fondamentale per i movimenti del suffragio femminile, particolarmente attivi nel corso dei primi anni Venti, nel ruolo di una pioniera della ribellione femminile verso obblighi sociali ingiusti e tossici.

L’intera esistenza vissuta senza nessun diritto, viene interrotta dall’improvviso ritorno di Ninian (Clarence Burton), il fratello giramondo di Dwight, forse l’unico della famiglia a non essere ingabbiato in una spirale di boriosità. Per scherzo, Lulu e Ninian finiscono per sposarsi, ma - forse - lui è già sposato con una donna di cui non si hanno notizie e - forse - non è neanche detto che Lulu sia diventata davvero sua moglie. In questo limbo di incertezza, Lulu ha l’occasione di ribellarsi due volte: rifiutando un uomo che non la ama davvero sacrificando, tuttavia, una libertà appena toccata con mano e, infine, voltando le spalle per sempre agli abusi psicologici e al dominio dei Deacon, trovando, finalmente la tanto dovuta dignità.